#Mediastorm/Rassegna - Marzo 2024
Cose importanti da sapere, numeri notevoli, articoli da leggere, infografiche fondamentali del mese appena trascorso
Benvenuta, benvenuto, sono Lelio Simi questo è un numero speciale di #Mediastorm: visto che da un po’ non pubblico più le rubriche abituali dove segnalavo articoli, notizie, infografiche e consigliavo letture ho pensato di fare questa “Rassegna” dove le raggruppo a chiusura di ogni mese. Una puntata speciale che si aggiungerà alle uscite abituali della newsletter. Ah, se non lo sei già, puoi iscriverti da qui:
Se hai suggerimenti, domande o segnalazioni da farmi puoi scrivermi a questa email leliosimi@substack.com, oppure se quello che ho scritto ti suggerisce delle riflessioni che vuoi condividere, oltre che con me, anche con gli altri lettori puoi usare direttamente la sezione commenti, sarò felice di risponderti. Se invece vuoi consultare le altre puntate di questa newsletter pubblicate puoi farlo da qui ► Archivio #Mediastorm.
📌 DUE COSE DA SAPERE
In Italia, secondo il nuovo Rapporto sulla Comunicazione del Censis, gli utenti dei siti online dei quotidiani stanno diminuendo: nel 2023 sono stati il 30,5% della popolazione (-2,5 punti percentuali rispetto a un anno prima), mentre sono stabili quanti utilizzano i siti web d’informazione (non legati a pubblicazioni cartacee) letti dal 58,1% della popolazione come già nel 2022, ma cresciuti di 21,6 punti percentuali dal 2011.
✔Perché è importante: i dati del Censis (pubblicati a marzo) sono un’ulteriore conferma che l’audience per i siti web dei quotidiani (quelli cioè che hanno la loro versione cartacea) non ha più margini di crescita significativi e, semmai, sta subendo una flessione.
La flessione strutturale delle vendite del cartaceo e la conseguente necessità di incrementare i ricavi da digitale hanno portato gli editori dei quotidiani (soprattutto quelli nazionali) a puntare con decisione sulla cosiddetta subscription economy, abbassando sempre più il numero di articoli da leggere gratuitamente (una delle ragioni, probabilmente, della flessione di utenti complessiva dei loro siti web), ma per questo, adesso, diventa sempre più urgente convertire i lettori casuali e gli abbonati che usufruiscono dalle offerte super-scontate in abbonati premium, processo che da noi però, stenta a decollare. Per quanto tempo ancora gli editori italiani possono permettersi di rinviarlo? (per approfondire ⟶ #Mediastorm 85 – Il senso dei giornali italiani per il digitale, 19 Rapporto sulla Comunicazione Censis).
MrBeast ha raggiunto un accordo con Amazon Prime per portare il suo show Beast Games sulla piattaforma con mille concorrenti in competizione per un premio in denaro di 5 milioni di dollari “il più grande premio singolo nella storia della televisione e dello streaming”.
✔Perché è importante: Nello scenario dello streaming video e della nuova TV fino ad oggi si è sempre visto le piattaforme dedicate ai creatori digitali (YouTube, Instagram e TiKTok) come un mondo separato e distinto da quelle dedicate allo streaming video come Netflix, Disney plus e, appunto, Prime di Amazon dedicate a contenuti che, per budget investiti, iter produttivi e professionalità utilizzate, sostanzialmente guardano ancora alla TV tradizionale. L'approdo dello youtuber più famoso al mondo su Prime oltretutto trasportando, paro paro, il format che rappresenta il suo cavallo di battaglia sui social è un elemento di grande novità.
La “scommessa” fatta con lo show di MrBeast è una test importante: se avrà il successo che si aspettano ad Amazon, potrebbe essere la prova definitiva che questi due mondi sono destinati a integrarsi sempre più in futuro; ovviamente tutto il contrario se, invece, lo spettacolo dovesse essere un insuccesso.
C’è un ultimo aspetto interessante, secondo un lungo reportage intitolato “The end of the MrBeast era” lo youtuber avrebbe raggiunto il suo momento “salto dello squalo” pur continuando ad avere numeri da capogiro i suoi format sembrano destinati ad invecchiare di fronte ai nuovi standard imposti da piattaforme emergenti come TikTok, in questo caso quindi, l’approdo su Prime rappresenta un test importante per il futuro di uno dei “fenomeni” più importanti della creator economy (per approfondire ⟶ The Telegraph, Polygon, Amazon Video, #Mediastorm 73 – Contenuti o tecnologia?)
🧮 NUMERI E DATI NOTEVOLI DEL MESE
Musica - Sono stati 1.250 gli artisti su Spotify che hanno generato oltre 1 milione di dollari, quasi il triplo rispetto al 2017 quando ci erano riusciti in 460. Da notare: di questi 1.250 artisti più di 1.000 non hanno una sola canzone che abbia raggiunto la “Global Top 50” di Spotify durante tutto l’anno. Complessivamente la piattaforma di streaming audio ha pagato all'industria della musica registrata (autori, detentori die diritti, major ed etichette indipendenti) oltre 9 miliardi di dollari nel 2023 (fonte report Loud & Clear di Spotify).
Social/Giornali - Facebook chiuderà le sue sezioni dedicate alle notizie, non effettuerà né rinnoverà i pagamenti di finanziamento agli editori di giornali e non creerà alcuna nuova funzionalità specificamente rivolta agli editori di news. Il social in una nota sostiene che le notizie sono soltanto il 3% circa di quello che le persone guardano nel loro feed (via Facebook).
Pubblicità/Streaming - Gli inserzionisti statunitensi nel 2024 sborseranno più di 29 miliardi di dollari in spot nello streaming, rispetto ai 25 miliardi di dollari nel 2023 secondo stime di eMarketer (via Digitay).
Pubblicità - Meta ha riferito che le pubblicità delle aziende cinesi sono state il 10% dei suoi ricavi del 2023, ovvero 13,4 miliardi di dollari: il WSJ riferisce che Temu da sola vale 2 miliardi (via Newsletter Benedict Evans).
Abbonamenti/Svod - In media, le famiglie negli Stati Uniti spendono 61 dollari al mese per quattro servizi SVOD (abbonamenti a servizi on demand video). Circa il 46% delle famiglie si abbona ad almeno un servizio a pagamento supportato da pubblicità e il 57% utilizza un servizio gratuito supportato da pubblicità (via Deloitte report Digital Media trends 2024).
Streaming /TV - I ricavi da cessione di contenuti in licenza da parte delle media company sono cresciuti di circa 130 milioni di dollari, ovvero del 18%, nel 2023. Questo propone una questione fondamentale oggi nel mercato dello streaming video per molte di loro: smettere del tutto di competere nello streaming (con Netflix) e vendere semplicemente programmi come fa Sony? Gli studios della Sony sono cresciuti di circa il 50% negli ultimi dieci anni, e i suoi profitti sono in aumento, ha fatto notare nella sua newsletter Screentime Lucas Shaw di Bloomberg.
Editori italiani - Class Editori chiude il 2023 con ricavi consolidati pari a 88,67 milioni di euro, con un incremento del 9,5% rispetto agli 80,99 milioni del 2022. I costi operativi dell’esercizio sono stati pari a 72,84 milioni di euro contro i 75,65 milioni di euro del 2022 (-3,7%). L’Ebitda è pari a 15,83 milioni di euro, rispetto ai 5,34 milioni di euro dell’esercizio 202 (via Engage)
📊 CHART, CHART, CHART!
📰 Audipress ha pubblicato il terzo (e ultimo, riferito al 2023) aggiornamento al suo rapporto annuale sulla lettura dei quotidiani in Italia; tra i tanti dati che ne emergono metto in evidenza, per il momento, quello sulle fasce di età che compongono il lettorato (la readership) dei quotidiani italiani. Sappiamo bene, ormai, che l’età media del lettore di giornali in Italia sta aumentando, ma di quanto?
Se facciamo un confronto su lungo periodo, il 2014 (anche questi dati riferiti al terzo aggiornamento Audipress) vediamo che il peso percentuale degli over 55 è aumentato di ben 9 punti percentuali, mentre i 14-34enni e i 35-54enni calano di 4,5 punti percentuali.
Ma è interessante anche vedere quanto nella flessione nel decennio di 7,8 milioni lettori nel giorno medio la quota in valori assoluti maggiore è quella di quella che spesso ho chiamato anche in questa newsletter per analisi simili: “la generazione di mezzo”: 3,4 milioni lettori, un peso sulla flessione generale di lettori del 43% nettamente superiore al 30% della fascia più giovane e del 26% di quella più anziana. Sarà molto interessante quando, finalmente, Audipress e Audiweb assieme (si sono unite nella nuova società Audicom) cominceranno a dare questi dati coerentemente riferiti anche all’audience sul web.
📺 Quali sono i mezzi di informazione ritenuti più affidabili dagli italiani? Ho già citato il rapporto del Censis poco sopra, lo riprendo in mano per mettere in evidenza questi dati che trovo particolarmente interessanti sulla percezione di affidabilità attribuita dagli italiani ai diversi mezzi di informazione.
È da notare il confronto con la fascia di età dei più giovani (14-29 anni): la “vecchia” TV, secondo queste rilevazioni, ha molto più credito tra i giovani che non nella popolazione nel suo complesso, da notare però che per gli under 30 siti web (esclusi quelli dei quotidiani) blog e forum online crescono di oltre 6 punti percentuali, la loro dieta mediatica — o quantomeno la loro fiducia nel mezzi di informazione — sembra più equilibrata tra nuovi e vecchi mezzi di informazione e con meno “sbalzi” tra un mezzo e l’altro rispetto al totale della popolazione.
🎙️ Per la prima volta Spotify ha reso noti (attraverso una funzionalità attivata un po' in sordina, senza farne annunci ufficiali) i dati di ascolto dei podcast più famosi, c’è stata ovviamente molta curiosità soprattutto su quello che tutti considerano il re dei podcaster: Joe Rogan, anche (anzi direi soprattutto) per capire il ritorno dell’investimento dei 250 milioni di dollari da poco rinnovato da Spotify per averlo oggi, rispetto al primo contratto di due anni fa, nemmeno più in esclusiva. Bene in effetti il suo podcast (14,5 milioni di iscritti) ha circa tre volte l’audience del podcast al secondo posto di questa classifica.
“Il suo seguito su Spotify” ha scritto nella sua newsletter Soundbite, Ashley Carman di Bloomberg, “è enorme ma ancora inferiore ai suoi abbonati su YouTube, che ammontano a 16,4 milioni, e ai suoi follower personali su Instagram, che sono a 18,9 milioni. Ma vale la pena notare che Rogan ha accumulato questi follower su Spotify in soli quattro anni: il suo programma non era sulla piattaforma finché non ha firmato un accordo esclusivo nel 2020”.
Ha valore far notare anche che gli iscritti (i follower) sono un dato indicativo ma non esaustivo, che non ci dice quanti ascoltano effettivamente i podcast, quanti tutte le puntate o solo alcune ogni tanto.
👓 ARTICOLI NOTEVOLI
"Pochissimi hanno le palle": come le notizie americane hanno perso il loro nerbo. C’è troppo da leggere e guardare, troppi posti dove leggerlo e guardarlo. È abbastanza per distrarti dalle notizie più importanti del giornalismo in questo momento: nel 2024, è più difficile che mai pubblicare articoli coraggiosi negli Stati Uniti d'America. Ci sono almeno cinque fattori principali, tra questi: cause legali contro la stampa molto più aggressive, fragilità economica nel settore dei media che provoca semplicemente meno interesse per le storie che potrebbero danneggiare importanti rapporti commerciali, l’ascesa dei social media e delle società di produzione possedute dalle celebrità ha dato il sopravvento alle star che vogliono raccontare le proprie storie controllandone la narrativa (Su Semafor a firma del giornalista Max Tani).
Reddit: Il bestiario della contemporaneità, un posto strano e affascinante. Da un lato, è una fonte inesauribile di bizzarrie e di nicchie, dall’altro è uno dei siti più visitati al mondo e uno dei pochi social network mainstream a funzionare in modo diverso dagli altri. Non ci sono influencer e quasi tutti sono anonimi (Link, idee per la TV).
“Internet è una forma di vita aliena”: come David Bowie ha creato un mercato per la musica digitale, il suo “Hours…” del 1999 è stato il primo album ad essere messo in vendita online prima di raggiungere i negozi – e la sua sperimentazione causò sgomento nell'industria musicale (The Guardian).
Che senso ha oggi definire qualcosa come “virale”? In un mondo in cui 20 milioni di visualizzazioni sono una routine, la nostra comprensione della viralità è cambiata (Washington Post).
📪 NEWSLETTER (IN ITALIANO) DEL MESE
Dove fai pubblicità conta. L’idea è che la pubblicità sia più efficace quando inserita in un contesto rilevante per il messaggio pubblicitario o per il pubblico target, il mezzo (in cui fai pubblicità) è (molto influente) sul messaggio che vai a mostrare. -
diCosa funziona al cinema? E perché è la domanda sbagliata… -
di Robert Bernocchi.Ecco dov'era finito l'avanspettacolo. La dimensione performativa della comunicazione istituzionale non è una condizione data: è una deriva dell’industria. Di conseguenza, le crisi di comunicazione non hanno nulla di realmente democratico. Non sono la rivincita del consumatore, né un segno della sua sovranità -
di .
👋 PRIMA DI SALUTARCI…
Effetto bundle. ValueAct, un hedge fund e investitore, tra gli altri, del New York Times ha realizzato questo interessantissimo grafico sull’evoluzione del tempo speso nelle app proprietarie del NYT (da gennaio 2020 a dicembre 2023) dove risulta evidente come le sezioni oltre le news (in particolare quella dedicata ai giochi) riescano a far crescere il coinvolgimento (e presumibilmente, la fedeltà) degli abbonati (via Semafor media).
#Mediastorm è anche il titolo del mio libro edito da Hoepli nella collana Tracce, qui la sua scheda, Lo puoi trovare in libreria oltre che sui principali store online → Hoepli, Amazon, Bookdealer, Ibs, Feltrinelli, Mondadori.
È davvero tutto per questo numero, grazie per aver letto fino a qui.
In questo periodo non riesco a rispettare la cadenza abituale di pubblicazione, me ne scuso e prometto di riprendere le vecchie abitudini al più presto. Alla prossima puntata.
Lelio.