#Mediastorm Rassegna - Giugno 2025
Cose importanti da sapere, numeri notevoli, articoli e newsletter da leggere, infografiche fondamentali sul mondo dei media.
Benvenuta, benvenuto, io sono Lelio Simi e questo è il numero di #Mediastorm in formato “Rassegna” dove seleziono: notizie, dati, consigli di lettura, infografiche e, insomma, le cose importanti da sapere, secondo me, delle quattro settimane appena trascorse sui temi all’intersezione tra media, economia, tecnologia e giornalismo. Ah, se non lo sei già, puoi iscriverti a questa newsletter da qui:
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📌 IN EVIDENZA
Prima storica sentenza a favore dell’AI generativa sul diritto d’autore
Il 23 giugno scorso, un giudice distrettuale della California ha emesso una ordinanza nel caso “Bartz contro Anthropic” che, sostanzialmente, configura come fair use (uso corretto) l’utilizzo di opere letterarie da parte di una azienda tecnologica, anche senza autorizzazione degli autori, per addestrare modelli linguistici di grandi dimensioni (LLM) alla base dei sistemi di intelligenza artificiale.
✔ Perché è importante: la decisione del giudice distrettuale americano è la prima sentenza importante in un caso di copyright sull’AI generativa che affronta il fair use in modo dettagliato: un precedente cruciale per lo sviluppo dell'AI e il suo rapporto con il diritto d’autore.
Rappresenta un punto importante a favore delle aziende tecnologiche ma la sentenza ribadisce anche la non legalità dell’uso di materiale “piratato”, utilizzato senza licenza o autorizzazione.
Quella di Anthropic è, per questo, una vittoria a metà: come sottolinea Wired: “se da una parte il Giudice ha ritenuto che l’addestramento di Anthropic rientrasse nel fair use, dall'altra ha stabilito che gli autori possono fare causa alla società per aver piratato le loro opere”.
✔ Il quadro generale: la causa “Bartz vs. Anthropic” è una delle prime importanti battaglie legali intentate da un gruppo di autori (tra cui appunto la scrittrice Andrea Bartz) contro un’azienda tecnologica di AI generativa (ovvero Anthropic che ha tra i suoi finanziatori colossi come Amazon e Alphabet/Google e il fondatore di Netflix, Reed Hastings, tra i membri del suo consiglio di amministrazione).
Anthropic è stata accusata di aver scaricato illegalmente oltre sette milioni di copie pirata di libri da database come Books3, Library Genesis (LibGen) e Pirate Library Mirror (PiLiMi).
Il giudice americano ha paragonato l’apprendimento di tecnologie LLM dai libri simile a quello di un “lettore che aspira a diventare scrittore” che per questo utilizza le opere “non per replicarle o sostituirle”, ma per “superare un ostacolo difficile e creare qualcosa di nuovo”. In questo senso, l'addestramento, anche se comporta una “memorizzazione significativa”, è considerato come un processo che trasforma materiare esistente per creare qualcosa di diverso.
Il giudice ha sottolineato che lo scopo del diritto d'autore è quello di “promuovere la concorrenza e la creatività, non di proteggere i flussi di entrate in regime di monopolio” oltre che “favorire la creatività e promuovere il progresso scientifico”.
✔ Un dettaglio fondamentale: la legge statunitense sul copyright prevede un risarcimento minimo di 750 dollari per libro e, per violazioni volontarie, la richiesta danni può raggiungere i 150mila dollari per opera. Questo significa che Anthropic rischia di dover pagare miliardi di dollari in sanzioni a seguito di questo processo.
✔ Allargando il quadro: questa storica sentenza giunge circa una settimana dopo che Disney e NBCUniversal si sono decise ad aprire una disputa legali contro Midjourney per violazione del copyright: la prima importante azione legale da parte di grandi studios di Hollywood contro un’azienda tecnologica di AI generativa.
La decisione del Corte della California potrebbe rafforzare la tesi che, allo stesso modo, anche i generatori di video e immagini AI, come appunto Midjourney, non stiano semplicemente copiando materiale altrui ma creando qualcosa di nuovo (quindi realizzando un processo “trasformativo”). In questo senso come titola The Hollywood Reporter la sentenza è decisamente una “brutta notizia per gli studios”.
✔ Nel frattempo: pochi giorni dopo la sentenza del tribunale della California un altro Giudice distrettuale statunitense si è espresso a favore di Meta citata in giudizio da un gruppo di autori, anche in questo caso il giudice ha stabilito che l’uso dei libri per addestrare LLama, il sistema AI di Meta, rientrava nel fair use.
✔ Tra le righe: come ha fatto notare nella sua newsletter l’eserto di tecnologia Benedict Evans riflettendo sui due casi: una cosa è la pirateria, un’altra acquistare effettivamente un libro e poi caricarlo in un sistema al solo fine di imparare da questo (e quindi senza distribuirne copie) un’attività che, almeno per il momento, non sembra violare la legge statunitense. Non una distinzione da poco.
✔ In conclusione: la doppia “natura” della sentenza ci dice, da una parte, che sarà decisamente complicato bloccare l’utilizzo di materiale coperto da copyright alle aziende tecnologiche nella loro attività di sviluppo degli LLM per l’AI generativa.
Dall’altra parte, conferma però che questa attività ha per le aziende tecnologiche un costo. Insomma anche in questo caso si ribadisce che per quanto riguarda questo settore esiste un mercato dei contenuti sotto licenza e che le aziende tecnologiche devono muoversi dentro questa realtà.
Gli editori di giornali, come ho scritto nella Rassegna del mese scorso, hanno ormai accettato questa situazione e stringono accordi con alcune tech company concedendo loro l’utilizzo dei loro contenuti e fanno causa a quelle che cercano di farlo gratuitamente. È molto probabile che anche nel resto della filiera dell’industrie dei media — gli studios cinematografici, gli editori di libri, gli autori e le associazioni che li rappresentano — nell’immediato futuro venga utilizzata questa strategia.
Sarà comunque fondamentale vedere cosa accadrà a dicembre quando è previsto il processo che dovrà decidere sul rimborso che spetta agli autori da parte di Anthropic. La reale entità di quanto l’azienda tecnologica dovrà pagare cambierà molto il quadro generale: a favore di autori e media company nel caso la cifra fosse in linea su quanto, potenzialmente, prevede la legge americana; a favore della aziende tecnologiche se invece considerevolmente inferiore.
🗒️ SUL TACCUINO
Appunti su notizie, idee, questioni e temi da sviluppare
Quattro notizie su come i giganti dello streaming video si stanno mangiando l’industria televisiva
I. Tempo speso davanti al televisore: negli Stati Uniti i canali streaming superano quelli tradizionali
Sapevamo che prima o poi sarebbe successo, bisognava soltanto vedere quando: bene i dati Nielsen mostrano che, a maggio, lo screentime dei canali streaming ha rappresentato il 44,8% , mentre i canali tradizionali (ovvero quelli via cavo e broadcast) assieme raggiungono il 44,2%1.
È da notare che, sempre secondo queste rilevazioni, soltanto un anno fa —maggio 2024 — i canali tradizionali sommavano ancora una quota parte dello screentime superiore al 50% (per la precisione 50,5%) del totale mentre i canali streaming si fermavano al 38,8%.
Facendo delle semplici addizioni: YouTube e Netflix sommano assieme uno screentime praticamente identico a quello di tutti i canali Broadcast. La quota dello screentime dei canali streaming basati su produzioni professionali (quindi escluso YouTube e “altro streaming”) è del 25,8% superiore a quella di tutti i canali via cavo.
II. La pubblicità nello streaming video sta diventando sempre più una “cosa”
La pietra miliare raggiunta dai canali streaming negli Stati Uniti giunge in concomitanza con la conclusione di importanti accordi per perfezionare e potenziare la pubblicità in streaming in particolare rendendo la targhettizzazione ancora più profonda.
Disney e Amazon che hanno concordato di collegare le loro piattaforme tecnologiche pubblicitarie per una targetizzazione più efficace. La Demand Side Platform di Amazon sarà connessa a Real Time Ad Exchange di Disney, consentendo di utilizzare i dati sugli interessi di acquisto tramite Amazon per il targeting pubblicitario dell'intera suite di servizi streaming Disney.
Netflix, che recentemente ha lanciato la propria piattaforma pubblicitaria, proprietaria ha stipulato un accordo con Yahoo per consentire agli inserzionisti di acquistare annunci pubblicitari su Netflix tramite la piattaforma programmatica di Yahoo.
Più in generale ancora Nielsen ha rilevato che il 72,4% della lo screentime TV complessivo nel primo trimestre del 2025 è costituito da contenuti che includono pubblicità, dentro questo dato lo streaming ha un peso del 42,4% mentre i canali Broadcast poco meno del 29%, una quota pressoché identica ai canali via cavo. Sebbene i canali tradizionali, assieme, mantengano ancora una quota maggioritaria (58%) anche questo dato ci dice del crescente peso dello streaming video nel mercato pubblicitario, compreso quello circoscritto allo schermo televisivo.
Ha valore ricordare che nelle recenti previsioni di WPP Media (ex GroupM) la quota dello streaming TV nel mercato pubblicitario televisivo globale è prevista passare, nel decennio 2020-2030, da una quota del 12,7% a una del 40,3% (passando, per la fine del 2025, a una quota stimata del 25,8%).
In questo quadro non sorprende che da aprile a oggi Amazon Prime Video abbia aumentato il carico pubblicitario in streaming negli Stati Uniti del 53%, secondo i dati del servizio di analisi pubblicitaria di Ampere.
III. Netflix si allea con TF1 e diventa (anche) un canale “lineare”
Netflix ha stretto un accordo storico con il gruppo francese TF1 per integrare i suoi canali lineari e i contenuti on-demand sulla piattaforma Netflix per gli abbonati francesi a partire dall'estate del 2026.
Questo accordo permetterà agli utenti di Netflix in Francia di accedere ai canali TF1 e al servizio di streaming TF1+ direttamente tramite l'app di Netflix, senza dover cambiare piattaforma. L'accordo è considerato un modello potenzialmente replicabile in altri mercati europei e potrebbe segnare una svolta nel panorama dello streaming.
Questa partnership ha ricevuto grande risonanza ed è unica in termini di integrazione tra un’emittente televisiva gratuita affermata come TF1 e un fornitore OTT leader del mercato come Netflix, tuttavia — come fa notare giustamente Ampere Analysis —“è molto simile agli accordi che esistono da anni tra emittenti televisive e fornitori di pay TV”.
Questo è semmai è un “segnale di dove Netflix si posiziona adesso nel suo ciclo di sviluppo e di come gli altri attori del mercato percepiscono Netflix” come sottolineano ancora gli analisti di Ampere, ovvero all’interno di quello che in questa newsletter ho parlato spesso come “la grande ibridazione di qualsiasi cosa” dei media.
Ma cosa significa per Netflix diventare, anche, un canale lineare? Secondo gli analisti di Ampere dimostra come — invece che puntare principalmente sull’incremento del numero di abbonati — Netflix oggi debba sempre più concentrarsi su aumentare l’engagement con i suoi abbonati per massimizzare il tempo speso dagli utenti nel consumare i contenuti della sua library.

IV. TikTok e Instagram vogliono conquistare (anche) gli schermi televisivi
Instagram e TikTok hanno deciso di puntare con decisione al mercato televisivo, stanno infatti attivamente sviluppando nuove app per essere presenti anche sulle TV connesse come ha già fatto, con successo, un altro gigante dei video social generati dagli utenti come YouTube.
TikTok in realtà aveva già lanciato una propria app per TV nel novembre 2021, ma l’aveva praticamente dismessa a metà giugno 2024, oggi evidentemente a TikTok si sono resi conto della necessità di una nuova e più efficace implementazione.
Se da molti questa mossa è stata vista come una sfida diretta a YouTube direi che, più in generale è una ulteriore conferma quella “Grande Convergenza” che tra broadcastification dello streaming e streamification della TV, tra professionalizzazione dei creatori digitali e e professionisti che — per una ragione o l’altra — devono vestire anche gli abiti di creatori digitali, sta portando a un tutti contro tutti.
📉 INFOGRAFICA (ORIGINALE) DEL MESE
Audicom/Audipress ha pubblicato il primo report del 2025, degli abituali tre annuali, sull’audience dei giornali italiani (in attesa di vedere quelli che dovrebbero darci un quadro complessivo e non separato dei lettori su carta, replica digitale, app e sito web dopo la fusione di Audiweb e, appunto Audipress fatta proprio con questa finalità).
Bene, un dato sempre molto interessante, tra i tanti, è quello della provenienza delle copie qui divise in tre macro-categorie nel complesso delle letture stimate nel giorno medio. Se per anni la maggior parte delle letture era generata da copie “avute da altri o prestate” , tra 2019 e 2021 la situazione è cambiata radicalmente con un crollo di questa voce, come si può vedere molto bene dal grafico.
Negli anni tra 2022 e 2024 le letture gratuite hanno ripreso quota ma senza mai tornare ad essere la voce più consistente che resta quella “comprata da me o da familiare” come confermato anche da quest’ultima rilevazione.
🔢 IL NUMERO DEL MESE
Secondo la divisione italiana di WPP Media Italia il valore del cosiddetto Influencer marketing ha raggiunto nel nostro paese i 500 milioni di euro, in crescita rispetto ai dodici mesi precedenti del 10%. I contenuti realizzati da micro-influencer (ovvero i profili seguiti tra i 10mila e i 100mila follower) sono cresciuti del 20%, mentre quelli dei macro-influencer sono calati del 46%.
Una cifra intorno ai 500 milioni di dollari è quanto Snapchat ha pagato ai creatori nel 2024 ha rivelato il co-fondatore dell’app Evan Spiegel in un'intervista al sito The Information.
Nonostante la minaccia di chiusura negli Stati Uniti (la decisione finale è però continuamente rimandata) la spesa dei brand su TikTok nel mercato nordamericano è stata di 588 milioni di dollari a maggio di quest’anno, superiore del 76% rispetto a maggio 2024, ha scritto Digiday basandosi su stime dell’agenzia MediaRadar. Amazon, Comcast, Disney, Walmart e Intuit sono stati i principali inserzionisti della piattaforma tra gennaio e maggio, spendendo complessivamente 213 milioni di dollari, con un aumento del 75% rispetto allo stesso periodo dell'anno scorso”.
Negli ultimi quindici anni mi sono occupato di innovazione nel mondo dei media pubblicando inchieste, saggi, reportage, sviluppando progetti editoriali e, tra i primi in Italia, utilizzando le tecniche del data-journalism per fare emergere le storie, le strategie e i contesti economici che plasmano queste industrie.
Grazie a questo come professionista e giornalista indipendente oggi posso aiutarti a trovare le domande veramente importanti da porti per muoverti al meglio all’interno di un ecosistema come quello dei media in continua trasformazione.
👓 IN LETTURA
Cos’ha sbagliato Freeda. Otto anni fa cambiò il mercato italiano dei nuovi media raggiungendo milioni di ragazze millennial, oggi sta fallendo [Viola Stefanello, Il Post].
La trasformazione della lettura e l’epoca di Chat-Gpt. L’uso sempre più pervasivo dell’intelligenza artificiale porterà a un cambiamento? [Maria Teresa Carbone, Il Manifesto].
Giornalismo, fra incuria e violazioni deontologiche, ecco come sorprendere e pesare [Bruno Manfellotto, Professione Reporter].
La strada verso l’AGI: la mente algebrica e la quarta ferita al narcisismo umano [Bruno Saetta, Valigia Blu].
👋 PRIMA DI SALUTARCI
“L’intelligenza artificiale è un bene o un male per il processo creativo?” è questa una delle, fondamentali, domande dalle quali Christoph Niemann illustratore e grafico americano, parte per fare una serie di riflessioni sui propri dubbi e paure, come artista, sull’avvento dell’AI generativa.
Il tutto pubblicato dal New York Times in forma di articolo illustrato ovviamente dallo stesso Niemann. La tecnica, che non vedevo da tempo è quella dello storytelling multimediale con scorrimento in parallasse, qualcuno forse si ricorderà il reportage del NYT “Snow Fall” che inaugurò otre dieci anni fa questo format giornalistico con un certo clamore, almeno tra gli addetti ai lavori.
Qui questo format è utilizzato in maniera molto semplice ma, a mio avviso, estremamente efficace.
► Sketched Out: An Illustrator Confronts His Fears About A.I. Art, New York Times.
È davvero tutto per questo numero, grazie per aver letto fino a qui. Alla prossima puntata.
Lelio.
La quota restante per raggiungere 100 spetta a quello che Nielsen definisce “altro” ovvero “tutti gli altri usi televisivi che non rientrano nelle categorie broadcast, via cavo o streaming. Questo include principalmente tutte le altre sintonizzazioni (fonti non misurate), il video on demand (VOD) non misurato, lo streaming audio, il gioco e l'uso di altri dispositivi (riproduzione di DVD”.