#Mediastorm 79 – Quanto vale l'industria dei giornali?
Qualche dato su mercato globale e rapporto di grandezza con altre industrie dei media
“I giornali non li legge più nessuno” è una frase che nelle sue diverse varianti leggiamo e sentiamo continuamente. È proprio così? Certo tutta la filiera dell'editoria legata alle notizie sta affrontando la sua più grande crisi, lo sappiamo bene. La grande recessione del 2008 e, negli stessi anni, l'avvento e la diffusione degli smartphone, hanno poi innescato una serie di effetti domino accelerando ulteriormente la continua messa in discussione delle (poche) certezze ancora in piedi.
Detto questo ho l'impressione che poi non sia facile avere la percezione della reale portata di questa industria in valori assoluti; restano solo delle “macerie” lasciate da una crisi senza fine o è ancora in piedi e, nonostante tutto, si difende se confrontata ad altre industrie dei media?
Per questo è interessante leggere il rapporto che Wan Ifra — l’associazione degli editori di notizie che rappresentano circa 18.000 pubblicazioni in 120 paesi— pubblica tutti gli anni in primavera: un report sull’industria dei giornali che ci fa un quadro abbastanza dettagliato dello stato delle cose.
Ecco, per il 2022 il valore dei ricavi globali è stimato a 130,02 miliardi di dollari una cifra complessiva che aggrega quotidiani e settimanali, sia digitale che carta, sia ricavi da diffusione che da pubblicità ma, anche, “altri flussi di entrate” una voce nella quale sono considerate attività come e-commerce, organizzazione eventi, marketing editoriale per terzi.
Rapporti di grandezza con altri media
Per dare un’idea se facciamo un raffronto sui ricavi a livello globale del 2022 quei 130 miliardi sono una cifra che vale cinque volte sia i ricavi dell’industria musica registrata (che l’associazione dei discografici ha stimato in 26,2 miliardi di dollari streaming compreso ovviamente, complessivamente in crescita dopo il tracollo dei primi anni Duemila), sia quelli del Box Office (stimati in 25,9 miliardi di dollari che si sta riprendendo lentamente ma lontano dagli oltre 40 miliardi di dollari pre pandemia). È, ancora, una cifra molto vicina a quella del mercato globale delle Pay TV (stimato 151 miliardi di dollari) e vale poco più della metà dei ricavi dei videogame che Pwc stima a 235,7 miliardi di dollari.
I giornali, nel dettaglio
I ricavi globali da diffusione sono paria 61,5 miliardi di dollari che ne fanno la voce con il maggior peso (47%) sui ricavi totali; la pubblicità infatti vale 53 miliardi (41%) e gli “altri ricavi” 15,7 miliardi (12%) quest’ultima è la voce che ha avuto la maggiore crescita in questi anni (diversificare i ricavi è sempre più una necessità).
Rapporto carta/digitale
Il digitale complessivamente ha un valore di 22,8 miliardi (data dalla somma di 8,4 miliardi di ricavi diffusionali e 14,4 miliardi da pubblicità) mentre la stampa aggrega ricavi per 91,7 miliardi ( 53,1 da diffusione e 38,6 da pubblicità).
In sostanza: la carta pesa ancora il 70% sui ricavi totali mentre il digitale 18% visto che, come già scritto, gli altri flussi di entrata pesano per il 12%.
Rispetto allo scorso anno i ricavi complessivi sono diminuiti di circa 700 milioni una variazione minima (circa 0,7%) ma chi si aspettava una crescita, seppure lenta, negli anni post pandemia è messo di fronte a una battuta d’arresto. Rispetto al 2021 la carta perde 2,8 miliardi mentre il digitale “guadagna” 1,3 miliardi, ma a ridurre il saldo negativo nel confronto anno su anno, contribuiscono anche gli “altri ricavi” per 800 milioni di dollari.
Quante sono le persone che pagano per le notizie dei giornali?
Una cosa interessante da guardare nei dati dell’associazione mondiale degli editori è relativo all’audience pagante dei giornali: quella stimata nel 2022 per il digitale è di 57,6 milioni mentre quella carta stampata di 525,3 milioni, nel complesso sono stati 569,5 milioni i lettori paganti (no, non è la somma aritmetica delle due voce evidentemente si è tenuto conto di sovrapposizioni).
Nel complesso però siamo ancora di fronte a un saldo negativo nel confronto anno su anno dopo che, nel 2021, anche i lettori paganti della carta erano tornati ad aumentare (certo sì cosa non eccezionale nell’anno post pandemia).
Come vanno i quotidiani?
Se guardiamo ai soli quotidiani (quindi pubblicazioni settimanali escluse) e apriamo una finestra più ampia, dal 2018 al 2022 con le previsioni per chiusura 2023, emerge chiaramente il ridimensionamento di questa industria con i ricavi da pubblicità che perdono nel periodo 13,6 miliardi di dollari (-26%) e quelli da diffusione che flettono di 6,6 miliardi di dollari (-11%).
A pesare sulla flessione totale di 20,2 miliardi di dollari è, quindi, soprattutto il declino degli investimenti pubblicitari che tra 2018 e 2022 calano di circa un quarto del loro valore. Nel complesso la carta perde 23,2 miliardi (14,1 miliardi sono i minori ricavi da pubblicità su stampa), i poco meno di 3 miliardi guadagnati dal digitale mitigano le perdite solo per una minima parte.
Previsioni per il 2023? In flessione. Complessivamente per quanto riguarda i soli quotidiani i ricavi totali dai 92,8 miliardi del 2022 dovrebbero passare, secondo queste stime, a 90,7 miliardi di dollari (-2%) con la carta che genera circa 3 miliardi di ricavi in meno mentre il digitale cresce di poco meno di 900 milioni.
Il declino dei ricavi della carta è ormai strutturale, il problema però per gli editori è “gestire” questo declino senza accelerarlo ulteriormente perché questo farebbe mancare ulteriori risorse agli investimenti su digitale. Sempre che questi ultimi non siano visti soltanto come un modo per tagliare i costi.
Nel precedente rapporto la stessa Wan Ifra metteva in risalto come “per quanto riguarda gli investimenti nel futuro, l'analisi dei dati e lo sviluppo del prodotto sono stati identificati dai nostri intervistati come le aree più importanti in cui investire”. Ovvero saranno sempre più fondamentali i dati e, ovviamente la capacità di raccoglierli dai propri siti e saperli leggere e tradurre in informazioni utili per migliorare la qualità della produzione, il tutto con l’obiettivo di aumentare i ricavi da abbonamenti su digitale.
Tutto questo ha un costo elevato in software e professionalità, non è insomma una scorciatoia per liberarsi degli alti costi della stampa, il rischio è che senza fare investimenti mirati e di qualità su digitale le risposte saranno sempre più deludenti.
Benvenuta, benvenuto, io sono Lelio Simi e questo è il settantanovesimo numero di #Mediastorm una newsletter di appunti, storie, segnalazioni, dati e approfondimenti per cercare di capire come la tecnologia ha trasformato/sta trasformando/trasformerà l’economia delle industrie dei media (e il nostro rapporto con i loro “prodotti”). Se non lo sei già, puoi iscriverti da qui:
Se dopo averla letta hai suggerimenti, domande o segnalazioni da farmi puoi scrivermi a questa email leliosimi@substack.com, altrimenti se quello che ho scritto ti suggerisce delle riflessioni puoi usare direttamente la sezione commenti, sarò felice di risponderti. Se invece vuoi consultare le altre puntate pubblicate puoi farlo da qui ► Archivio #Mediastorm.
📊 Chart, chart, chart!
📺 La crisi dell'informazione quotidiana della Rai è sottolineata dagli ascolti del Tg2 della sera: la perdita di 170.345 individui vale per questo notiziario un calo del -12,6%, quota superiore solo a quella del Tg1 della sera (-8,9%). Calo degli ascolti e moltiplicazione delle fonti producono la perdita d'ascolto di tutti i Tg della sera. A perdere quota meno di tutti è il Tg5 con il -4,5 per cento. Tg5 che riduce a 694mila spettatori la distanza dalTg1: distanza che era di 978mila la scorsa stagione e di 1,1 milione la stagione precedente (via Sole 24 Ore)
🎧 Nei primi tre mesi del 2023 sono stati caricati 10,08 milioni di nuovi brani sui servizi di streaming musicale online. Sono 120.000 nuove tracce ogni giorno, secondo le stime di Luminate. A questo ritmo entro la fine del 2023 ci saranno 43 milioni di nuove tracce nei diversi servizi streaming. In confronto, nel 2022 sono state caricate 93.400 nuove tracce ogni giorno, ovvero circa 34,1 milioni di tracce. Nel 2021, quel numero era di 30,5 milioni di nuove tracce. (via Music Business Worldwide).
📱 Investimenti pubblicità digitale in Europa (via report Adex Benchmark 2022, pubblicato a maggio 2023)
🧮 Numeri notevoli
Le entrate pubblicitarie di Twitter negli Stati Uniti per le cinque settimane dal 1 aprile alla prima settimana di maggio sono state di 88 milioni di dollari, in calo del 59% rispetto all'anno precedente, secondo una presentazione interna. La società è regolarmente al di sotto delle sue proiezioni di vendita settimanali negli Stati Uniti, a volte fino al 30% (via Bloomberg e New York Times). D’altronde Twitter vale solo il 33% del prezzo di acquisto che Elon Musk ha pagato, secondo Fidelity, il fondo d’investimento che ha recentemente ridotto il valore della sua partecipazione azionaria nella società.
#Mediastorm è anche il titolo del mio libro edito da Hoepli nella collana Tracce, qui la sua scheda, Lo puoi trovare in libreria oltre che sui principali store online → Hoepli, Amazon, Bookdealer, Ibs, Feltrinelli, Mondadori.
👓 Letture
Può ancora arrivare un nuovo grande social network? Con il declino o le difficoltà di Facebook, Instagram, Twitter e TikTok si stanno aprendo nuovi spazi, ma forse oggi occuparli è impossibile (→ Viola Stefanello, Il Post).
Spotify alla conquista dei libri. Daniel Ek sostiene che il mercato globale degli audiolibri arriverà a valere 70 miliardi di dollari. Stando ai dati il valore attuale è di poco meno di 10 miliardi. Il mercato globale dei libri si stima valga intorno ai 100 miliardi di dollari. Insomma, Spotify vuole cambiare il mondo dell’editoria, ma il mondo dell’editoria vuole essere cambiato da Spotify? (→ Davide Banis, Link).
Come l’Universo Cinematografico Marvel si è mangiato Hollywood (→Michael Schulman, New Yorker).
Il clamoroso disastro della CNN visto dall’interno. Il CEO Chris Licht ha pensato di essere in missione per ripristinare la reputazione della rete per il giornalismo di valore. Com’è che tutto è andato storto? (→ Tim Alberta, The Atlantic).
Benvenuti nel nuovo surreale. Come il video generato dall'intelligenza artificiale sta cambiando i film. (→ Will Douglas Heaven, MIT Technology Review)
Internet non è (più) un posto per millennial. TikTok è troppo per giovani, Facebook è troppo per vecchi, Twitter è diventato un pozzo nero. Che cosa resta da fare su internet alla generazione sulla quale è stato plasmato il web 2.0 che ha dominato gli ultimi venti anni? (→ Harriet Gibsone, the Indipendent).
È davvero tutto per questo numero, grazie per aver letto fino a qui, alla prossima puntata.
#Mediastorm: una newsletter di appunti, storie e idee sul nuovo ordine mondiale dei media a cura di Lelio Simi - n° 79 - 12 maggio 2023.
☛ Per collaborazioni e contatti professionali qui mio profilo LinkedIn (oppure puoi scrivermi all’email leliosimi@gmail.com).
🖆 Hai richieste, segnalazioni o correzioni da suggerirmi?
[L’immagine di copertina di questo numero via Unsplash quella del logo nella testata di #Mediastorm è realizzata da Francesca Fincato].