In questo numero:
L'era della mediocrità efficiente.
Tre infografiche su industria dei media.
Consigli di lettura.
Numeri notevoli della settimana.
Report 2023 Dell’Osservatorio sul giornalismo digitale.
Le World Series sono diventate noiosissime; quello che una volta era il passatempo preferito degli americani è in declino, o almeno non appassiona più come prima.
La colpa? Un’eccessiva dipendenza, un vero e proprio culto, verso dati e statistiche che hanno reso il baseball della MLB estremamente efficiente a livello di singoli risultati ma, nel complesso, molto meno appassionante.
È un fenomeno chiamato Moneyball (c'è stato fatto anche un film, da noi distribuito con il titolo L’arte di vincere), tanto che la lega professionistica è dovuta intervenire e cambiare alcune regole.
Lo faceva notare qualche mese fa Derek Thompson su The Atlantic, allargando il concetto — il moneyball-for-everything — a molti altri settori della nostra vita comprese (e vengo ai temi che interessano questa newsletter) anche le industrie culturali e dell'intrattenimento:
La rivoluzione delle metriche quantitative nella cultura è una creatura che consuma dati e sputa omogeneità. I blockbuster oggi sono piuttosto noiosi, non perché Hollywood sia diventata stupida, ma perché è diventata “intelligente”.
I produttori nelle industrie dei media hanno da sempre sognato la “formula perfetta” per creare, ogni qual volta desideravano, un successo. Ma la formula del successo ha sempre qualche variabile che è difficile da valutare.
Per questo impressionò molto gli addetti ai lavori quando, una decina di anni fa, Netflix al momento di lanciare la sua prima serie House of Cards dichiarò di non aver realizzato, come di prassi, un episodio pilota per testare le reazioni del pubblico: non ce n’era bisogno, tramite l’interazione con i suoi abbonati, aveva potuto raccogliere ed elaborare dati sufficienti per determinare tutti gli ingredienti necessari per produrre la serie TV che il pubblico avrebbe voluto vedere.
Non è certo una novità che si cerchi di replicare la formula di un grande successo fino allo sfinimento, tuttavia proprio in questi anni abbiamo visto una venerazione crescente verso le analytics e la loro promessa di saper costruire un “prodotto” perfetto, il più efficiente possibile.
Il risultato è che — nei vari settori — si sono imposti alcuni modelli ai quali tutti cercano di adeguarsi creando sostanzialmente un’offerta omogenea fatta di “cloni” che cercano di ripetere all’infinito il successo precedente.
Se guardiamo alla classifica dei film più visti degli ultimi dieci anni negli Stati uniti è facile vedere come sia formata esclusivamente da seconde, terze, ennesime “puntate” di franchise ripetuti in una infinita serie di reboot, remake, sequel e spin-off.
La cosa non cambia se diamo un’occhiata alla top 10 del 2022 nelle sale italiane (via Anica/Cinetel):
Sull’argomento è intervenuto anche Brian Klass facendo notare che:
Quando i modelli vengono addestrati sui dati passati, stanno cercando di replicare i successi passati. Se il tuo modello di analisi fosse addestrato per massimizzare i profitti nel 2023 e guardasse ai film di maggior incasso dell'ultimo decennio, certamente non suggerirebbe che il modo migliore per fare soldi sia provare qualcosa di diverso o innovativo.
Addirittura lo scrittore Alex Murrel — in un saggio recente The Age of average — ci dice che il moneyballismo si è esteso a molti altri campi della nostra società: dal design all’architettura, dall’editoria alla cucina: le automobili, lo skyline delle citta, i loghi dei brand, i volti delle persone sui social, i libri e le loro copertine, i film e le loro locandine; tutti cercano di replicare lo stesso modello “che funziona”, facendo sembrare tutto la copia di qualcos’altro.
Anche nei social tutti all’inseguimento del post perfetto, “vincente” ovviamente secondo i parametri delle analytics che ci indicano come sono “composti” i post con le reach più efficienti. Il risultato finale è bene evidenziato dall’account Insta Repeat che raccoglie e raggruppa foto prese, appunto, da Instagram che sembrano ripetersi all’infinito in pattern identici.
In questo senso è abbastanza esplicativo il fatto che una dei manager di punta di Netflix — Bela Bajaria oggi a capo delle strategie sui contenuti — abbia dichiarato che la serie o il programma televisivo ideale per il gigante dello streaming è: “un ‘cheeseburger gourmet’, per offrire al pubblico qualcosa di premium e commerciale allo stesso tempo”.
Insomma nell’era della piattaforme che giocano le proprie partite sui mercati di tutto il mondo, la priorità è creare dei contenuti globalizzati dove un pubblico sparso per tutto il pianeta possa trovare “un porto sicuro” rassicurante che riconosce senza grandi sforzi.
Un prodotto medio, facilmente replicabile ed estremamente efficiente. Tutto molto logico ma alla fine l’offerta delle library potrebbe sembrare parecchio noiosa: un monolite di cose già viste (non è un caso che le serie TV, oggi, raramente superino le tre o quattro stagioni e poi si passi, eventualmente, a un reboot o spin-off giusto per dare una parvenza di novità).
E qui veniamo a un punto fondamentale: il moneyball applicato sistematicamente può rendere più efficienti i singoli prodotti: la partita di baseball, la serie TV, il film, il brano musicale, il post social, ma impoverisce il contesto generale nel quale sono inseriti rendendolo monotono e meno attraente: l’intera stagione della Lega professionistica (che gestisce i diritti televisivi), la library dello streamer (che viene offerta agli abbonati), il feed dei social (sui quali viene inserita la pubblicità).
Cos’è che, anche economicamente, genera maggiore valore?
Benvenuta, benvenuto, io sono Lelio Simi e questo è il settantacinquesimo numero di #Mediastorm una newsletter di appunti, storie, segnalazioni, dati e approfondimenti per cercare di capire come la tecnologia ha trasformato/sta trasformando/trasformerà l’economia delle industrie dei media (e il nostro rapporto con i loro “prodotti”). Se non lo sei già, puoi iscriverti da qui:
Se dopo averla letta hai suggerimenti, domande o segnalazioni da farmi puoi scrivermi a questa email leliosimi@substack.com, altrimenti se quello che ho scritto ti suggerisce delle riflessioni puoi usare direttamente la sezione commenti, sarò felice di risponderti. Se invece vuoi consultare le altre puntate pubblicate puoi farlo da qui ► Archivio #Mediastorm.
📊 Chart, chart, chart!
💰 Investimenti pubblicitari in Europa. Il confronto tra l’anno della pandemia con l’anno precedente e i due anni successivi conferma alcune tendenze: i media tradizionali hanno subito perdite gravi e il loro “rimbalzo” positivo è stato minimo con l’eccezione della TV che nel rimbalzo ha superato (anche se di poco) le perdite subite nel 2020. Internet ha guadagnato prima, durante e dopo la pandemia (via Osservatorio europeo audiovisivo).
🎧 In Italia nel 2022 la Top 10 artisti rappresenta l’1,5% del mercato dello streaming audio. Nel 1998 rappresentava il 10% del mercato dei cd. In merito ai volumi streaming (free + premium), nel 2022 ben 558 album hanno superato la fatidica soglia di 10 milioni di streaming: appartengono a 336 artisti in totale. Si tratta di uno scarto sorprendente rispetto ai risultati del decennio precedente: nel 2012 solo 137 album (corrispondenti a 92 artisti) avevano infatti superato l’equivalente soglia delle 10mila copie vendute sia fisiche che download (via Sole 24 Ore).
📦 Mentre i legislatori statunitensi discutono se vietare l'app , TikTok sta tranquillamente costruendo la sua attività di e-commerce americana. A novembre ha iniziato a testare TikTok Shop negli Stati Uniti, molto interessante — visto quanto è importante per attirare investitori pubblicitari — l’infografica che disegna dove i consumatori americani dicono di iniziare le loro ricerche quando fanno acquisti online (via Semafor).
📘 #Mediastorm è anche il titolo del mio libro edito da Hoepli nella collana Tracce, qui la sua scheda, lo puoi trovare in libreria oltre che sui principali store online → Hoepli, Amazon, Bookdealer, Ibs, Feltrinelli, Mondadori.
🧮 Numeri
Bytedance ha registrato 85 miliardi di dollari di ricavi (15 su mercato internazionale e 70 in quello cinese) e 25 miliardi di EBITDA nel 2022, nonostante le perdite di TikTok (Financial Times).
Amazon ha comunicato di aver venduto oltre 200 milioni di Amazon Fire TV nel mondo da quanto i dispositivi hanno fatto il loro debutto (Punto Informatico).
La metà degli abbonati a Twitter Blue ha meno di 1.000 follower (Mashable).
Il sito di Netflix ha un quarto di secolo, è stato infatti lanciato il 14 aprile del 1998, 25 anni fa, 8 mesi dopo, Beetlejuice è stato il primo DVD spedito a un abbonato (Quartz).
👓 Un po’ di cose da leggere
Immaginario e immaginato: Chat GPT e i fantasmi di Calvino. Ma davvero appare cosi eccentrica e metallica l’idea di una calcolabilità delle emozioni multimediali che ci costringe a ripensare i modelli industriali e professionali? O piuttosto è l’indotto di controllo e condizionamento sociale che rivela l’aspetto autoritario del fenomeno? (→ TVMediaweb)
La più grande dipendenza del secolo. È difficile liberare il pensiero dalle catene a cui l’hanno costretto lo schermo e i social network nel giro di pochi anni. Non c’è dialettica: se non mi piace un tuo contenuto, lo nascondo, ti blocco, decido di non vederti mai più. La dialettica si fa sempre più semplice, essenziale, salomonica (→ Rivista Studio).
Amazon Studio visto dall’interno. Molti dirigenti attuali ed ex di Amazon, così come showrunner che hanno serie sullo streamer e agenti che fanno accordi lì descrivono Amazon Studios come un luogo confuso e frustrante in cui fare affari. Quando si tratta di film, dove l'impronta di Amazon si sta espandendo dopo l'acquisizione da 8,5 miliardi di dollari di MGM un anno fa, un produttore afferma che, negli ultimi anni, “non si è avuto alcuna indicazione di quale sia la loro filosofia” (→The Hollywood Reporter).
I modelli GPT sono in realtà motori di ragionamento, non database di conoscenza. Quando parliamo del futuro dell'AI, tendiamo a concentrarci sui suoi risultati ma tendiamo a sottovalutare il significato dell'input: quali informazioni gli forniamo per produrre quei risultati (→ Every).
👋 Prima di salutarci…
Se avete un po' di tempo, e siete interessanti all’industria delle notizie, consiglio di dedicarlo alla lettura di questo report: ci sono bel po' di dati e riflessioni su le molte criticità dell'industria dei giornali in Italia ma (cosa non scontata) anche il tentativo di trovare nuove metriche per leggere una complessità continuamente in evoluzione. Poi se interessa c'è anche un mio intervento (con un certo numero di infografiche).
► Report 2023 Dell’Osservatorio sul giornalismo digitale (Consiglio Nazionale Ordine dei Giornalisti).
È davvero tutto, grazie per aver letto fino a qui, alla prossima puntata.
#Mediastorm: una newsletter di appunti, storie e idee sul nuovo ordine mondiale dei media a cura di Lelio Simi - n° 75 - 17 aprile 2023.
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🖆 Hai richieste, appunti, suggerimenti o correzioni da suggerirmi?
[L’immagine di copertina di questo numero così come del logo nella testata di #Mediastorm sono di Francesca Fincato].
Ho trovato questo articolo interessante per l’originalità dell’idea, offrendo una visione di insieme su un “problema” che io aggiungerei “evolutivo”! Se osserviamo il passato, la base delle piramidi sociali erano molto lontane dalla cima, da cui si evince come la massa avesse poca influenza sulle scelte “politiche, culturali, sociali”. Non mi meraviglia affatto osservare la perdita di terreno tra la cima elitaria ( uomini o donne che contano in qualcosa) e la base, costituita da quella massa di persone sempre più abbienti e forse anche sempre più pigre in onore del pregiudizio “ il ricco non lavora”, trascinandosi dunque verso l’ambito desiderio ( ricorda come nell’800 quando essere abbronzati esplicitava l’essere contadini). Il lavoro inteso come “fatica fisica” sta abbandonando questo mondo per lasciare all’AI l’incauto compito di esercitare la nostra Guida verso il futuro, una nuova dimensione dove il ruolo del “non vivere “ assumerà il nuovo ruolo in “non pensare”! I colossi aziendali oggi hanno già imboccato questa strada, standardizzare tutto per prevedere tutto e alla fine controllare tutto! Si vivrà davvero nel virtuale mentre ci si nasconderà nel reale? potrebbe essere, la realtà vera fa paura!
È un discorso decisamente lungo e complesso però accattivante!