#Mediastorm 72 – Due cose su carta e digitale nei quotidiani Italiani
In questo numero:
Due cose su carta e digitale nei quotidiani Italiani.
4 infografiche su industria dei media.
Consigli di lettura.
Qual è il più grande “successo” di Hollywood?
Con la pubblicazione dei dati relativi a dicembre da parte di ADS e Audipress è possibile fare un primo bilancio di come è andato il 2022 per i quotidiani italiani e, tra le molte cose, ci sono un paio di dati che mi hanno colpito che riguardano, in generale, il loro rapporto con carta e digitale.
I. Le copie digitali vendute tra 2017 e 2022 sono cresciute esclusivamente grazie a quelle con prezzo più basso: tra il 10 e il 30% di quello intero.
II. La fascia di età che ha maggiormente contribuito — in numeri assoluti e in percentuale — alla flessione di lettori del quotidiano di carta in Italia è quella “di mezzo” ovvero quella compresa tra i 35 e i 45 anni.
I.
Per quanto riguarda le copie digitali il riferimento è esclusivamente a quelle vendute “individualmente” dall’aggregato di tutte le testate censite da ADS, alle singole persone e non in pacchetti ad aziende, enti o associazioni. E, certo, le copie digitali non sono “IL” digitale ma sono comunque un importante riferimento agli abbonamenti visto che, perlopiù, vengono vendute in questa forma in abbinamento con il giornale di carta o negli abbonamenti “solo digitali” che danno accesso anche alla lettura senza limitazioni al sito internet del quotidiano (le cosiddette membership).
Nel 2022 quelle digitali hanno rappresentato il 21% delle copie totali vendute (il canale edicola è di gran lunga quello più importante con il 73%), il loro peso sul totale venduto dal 2017 al 2022 però è raddoppiato, ed è tre volte e mezzo quello degli abbonamenti cartacei. Ma stiamo parlando comunque di volumi di vendite, nel complesso, relativamente bassi.
Ma la cosa interessante è, appunto, rilevare che la crescita è stata per la totalità (il 98%) determinata da quelle vendute a prezzi stracciati. Questo ci dice che gli abbonamenti digitali nei quotidiani italiani sono guidati dalle offerte a basso margine di guadagno (sempre che a quei prezzi ci siano i margini di guadagno) perché l’esigenza primaria è fare “massa critica”.
Il punto è che, prima o poi, una parte della “massa critica” bisogna convertirla in abbonamenti con margini di guadagno più alti. Una cosa che in generale, questi dati suggeriscono, le testate quotidiane in Italia sono ancora lontane dal realizzare.
Per questo sarebbe molto interessante cominciare a certificare le membership a pagamento dei giornali per capire, non solo quante sono per singola testata, ma anche quante sono “entry level” quante premium.
Di sicuro però i giornali non possono vivere nel digitale, unicamente, nella fase “zero margine di guadagno” per quanto riguarda gli abbonamenti, anche perché i quotidiani italiani:
1) non possono giocare, più di tanto, su scale di grandezza nei quali i margini di guadagno bassi hanno un effetto comunque positivo da “coda lunga” (ad oggi nemmeno il New York Times può farlo più di tanto, per dire)
2) facendo così diminuiscono ulteriormente (se non definitivamente) il valore percepito dai lettori dei loro contenuti su digitale, complicando terribilmente (eufemismo) la fase di conversione agli abbonamenti digitali “premium”.
II.
Il secondo elemento che mi sembra interessante rilevare viene dalla lettura dei dati Audipress — il terzo e ultimo aggiornamento del 2022 — relativamente all’età dei lettori del quotidiano di carta in Italia. Ne avevo già scritto brevemente un po’ di tempo fa: il lettorato del quotidiano di carta non solo sta diminuendo (e fino a qui, niente di sorprendente) ma la fascia di età che più contribuisce a questa flessione è quella che potremmo definire “di mezzo”.
Dal 2014 al 2022 (tutti i dati sono riferiti al terzo aggiornamento di dicembre di Audipress) il lettorato nel giorno medio del quotidiani di carta italiani è passato da 18,8 milioni a 10 milioni di unità (-47%). Se guardiamo alle fasce di età vediamo che i 14-34enni sono responsabili del 29% di questa flessione, i 55enni e oltre il 30% mentre la generazione compresa fra queste due — i 35-54enni — il 40%.
Un abbandono quello della “generazione di mezzo” che, se guardiamo, la flessione anno su anno del lettorato del quotidiano di carta è cresciuta in modo evidente negli ultimi anni (dal 2019 è la generazione che influisce di più nella perdita di lettori). Il tutto mentre il lettore del quotidiano di carta sta invecchiando (il peso degli ultra 55enni in questo periodo è passato dal 40% al 50%).
Benvenuta, benvenuto, io sono Lelio Simi e questo è il settantaduesimo numero di #Mediastorm una newsletter di appunti, storie, segnalazioni, dati e approfondimenti per cercare di capire come la tecnologia ha trasformato/sta trasformando radicalmente l’economia delle industrie dei media (e il nostro rapporto con i loro “prodotti”). Se non lo sei già, puoi iscriverti da qui:
Se dopo averla letta hai suggerimenti, domande o segnalazioni da farmi puoi scrivermi a questa email leliosimi@substack.com, altrimenti se quello che ho scritto ti suggerisce delle riflessioni puoi usare direttamente la sezione commenti, sarò felice di risponderti. Se invece vuoi consultare le altre puntate pubblicate puoi farlo da qui ► Archivio #Mediastorm.
📊 Chart, chart, chart!
💸 I ricavi pubblicitari globali dei giornali. Le entrate pubblicitarie globali per gli editori diminuiranno del 7,7% quest'anno a 47,2 miliardi di dollari (nel 2016 erano il doppio, superavano infatti gli 80 miliardi), lo afferma un nuovo rapporto dell’agenzia Warc che stima il mercato pubblicitario mondiale a 993 miliardi di dollari (via Press Gazette).
💸 I ricavi pubblicitari globali per mezzo. Variety (o meglio, la sua piattaforma di analisi Variety VIP) ha pubblicato recentemente un nuovo report dal quale estrapolo questa infografica relativa alla spesa globale per mezzo con previsioni fino al 2025, (stime fine 2023 per gli editori un po’ più “generose”, ma sostanzialmente in linea, con le valutazioni fatte da Warc, della precedente infografica).
🎟️ L’andamento delle presenze cinematografiche, nell'Unione europea e nel Regno Unito nel 2022 sono state circa 643 milioni. Un aumento anno su anno del 63% e 249 milioni di biglietti venduti in più rispetto il 2021, ma ancora significativamente inferiori ai livelli pre-pandemia. Nell'UE e nel Regno Unito, le vendite di biglietti per il 2022 sono state inferiori del 34,5% rispetto alla media 2017-2019, pari a 338,9 milioni di biglietti “staccati” in meno (via Osservatorio europeo dell'audiovisivo).
📲 Traffico internet. Un nuovo interessante rapporto di Sandvine ha rivelato le principali applicazioni web per traffico Internet. Il traffico generato dai video e tra questi in particolare le piattaforme streaming con in testa Netflix con il 14,9% dei megabyte in download (via Statista).
👓 Un po’ di cose da leggere
L’ultimo Blockbuster sulla terra. Se è vero che i prodotti audiovisivi non fanno morti, è anche vero che diventa fondamentale, nell’era dei social network, fermarsi sulla Vista come senso che distrugge e costruisce, entra ed esce, chiude e apre, generando piccoli spifferi o grandi correnti. (→ The Italian Review)
Ecco perché gli italiani entrano nelle classifiche globali di Spotify (per poi sparire) Ascolti compulsivi, competizione, fissa per le novità, una piattaforma egemone che incoraggia il culto dei numeri: siamo diventati un popolo di santi, poeti e streamer ossessivi (→ Rolling Stone Italia).
Per un’economia circolare dei contenuti. Nella società globale in cui viviamo la produzione delle merci è progettata per essere lineare. Estraiamo materie prime, le lavoriamo facendole diventare prodotti, vendiamo/compriamo, usiamo/buttiamo. Questo modello, ormai da parecchi anni, “sta vivendo una crisi” (→ Digital Uptade)
Dove sono finiti davvero i finanziamenti di Facebook per il giornalismo? Già, la domanda è molto interessante, se l’è fatta la → Columbia Journalism Review, realizzando un database molto interessante, ovviamente relativo soltanto agli Stati Uniti (sarebbe molto interessante farlo anche per Italia).
Cosa possiamo imparare dalla sorprendente inversione di tendenza di Barnes & Noble? Le piattaforme digitali sono in difficoltà, mentre un editore di libri di 136 anni torna a crescere. Ma perché? (→ The Honest Broker).
Perché Alphabet dovrebbe cedere YouTube (e farci un sacco di soldi). La valutazione di YouTube come società indipendente potrebbe essere strabiliante. Il suo fatturato pubblicitario da solo (32 miliardi di dollari) vale quanto i ricavi totali di Netflix, senza contare i suoi 80 milioni di abbonati a musica e premium o le revenue televisive. La Needham, una banca d'investimenti, calcola che potrebbe valere almeno 300 miliardi di dollari, più della metà di Disney e il doppio della capitalizzazione di mercato di Netflix. → l’Economist spiega perché per la sua casa madre potrebbe essere il momento migliore per mette YouTube sul mercato.
📘 #Mediastorm è anche il titolo del mio libro edito da Hoepli nella collana Tracce, qui la sua scheda, Lo puoi trovare in libreria oltre che sui principali store online → Hoepli, Amazon, Bookdealer, Ibs, Feltrinelli, Mondadori.
👋 Prima di salutarci…
🍿 Qual è il film di Hollywood di maggiore successo? Una risposta semplice potrebbe essere: Avatar, visto i 3 miliardi di dollari di incassi globali. Ma è un po’ più complicato di così, anche perché tutto è, sempre, una questione delle metriche che possiamo adottare.
Ad esempio: come cambia una classifica dei maggiori incassi se rivalutiamo secondo l’inflazione i blockbuster anni Settanta e Ottanta del secolo scorso? E se invece per misurare il “successo” consideriamo il rapporto tra budget speso e incassi realizzati?
Quelli di Information Is Beautiful hanno fatto queste, e altre, considerazioni realizzando una serie di infografiche molto interessanti, compresa una finale — interattiva — dove possiamo cambiare le diverse metriche proposte sia sull’asse delle y che delle x e vedere cosa succede.
Che, alla fine, è soprattutto un modo molto utile per vedere come ogni singola metrica — con i suoi pregi e i suoi difetti — ci mostri un quadro diverso, invitandoci a ragionare su cosa davvero possiamo intendere per “successo”.
→ What is the Most Successful Hollywood Movie of All Time? Well, it depends how you look at it. We took a data-dive to find out.
È davvero tutto per questa settimana, grazie per aver letto fino a qui, alla prossima puntata,
Lelio.
#Mediastorm: una newsletter di appunti, storie e idee sul nuovo ordine mondiale dei media a cura di Lelio Simi - n° 72 - 5 marzo 2023.
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[L’immagine del logo e nella testata di #Mediastorm è di Francesca Fincato].