#Mediastorm 39 – Quanto vendono i quotidiani italiani?
Sempre meno, come noto, ma con qualche eccezione. E la guerra in Ucraina non ha portato più persone a comprarli: un po’ di dati dei primi tre mesi di quest'anno.
Con la pubblicazione dei dati di marzo da parte di ADS (la società che certifica le copie vendute e diffuse dai giornali italiani) possiamo fare un bilancio del primo trimestre del 2022, quindi una finestra un po’ più ampia che non il singolo mese.
Una prima domanda è se un evento come l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, a fine febbraio, ha cambiato qualcosa nei volumi di vendita delle testate quotidiane italiane se, banalmente, ha portato le persone a comprarli di più, come potremmo aspettarci.
I numeri sembrano dire proprio di no – almeno che l’effetto non si veda sul lungo/medio periodo ma ne dubito fortemente – il complesso dei 60 quotidiani censiti da ADS (che sono la stragrande maggioranza dei quotidiani italiani ma non tutti, visto che farsi censire è una scelta libera delle singole testate, ad esempio Domani e Il Foglio hanno deciso di non farlo), a marzo di quest’anno hanno venduto in edicola un volume di 1,16 milioni di copie mediamente al giorno, il 2,8% in meno di febbraio e il 9,6% in meno di marzo 2021.
Un dato che viene confermato anche se aggiungiamo la vendita delle copie di carta in abbonamento e quelle digitali (in particolare quelle che ADS definisce “Totale vendite individuali”): in questo caso il volume del giorno medio di 1,6 milioni di copie vendute a marzo 2022 perde su febbraio il 2,1% e su marzo 2021 il 7,5%.
Cambia poco se apriamo una finestra più ampia: nei primi tre mesi di quest’anno il volume medio di vendite “individuali” (cioè a singole persone non quelle fatte a “pacchetti” ad associazioni, aziende e istituzioni) è stato di 1,62 milioni di copie comprese quelle digitali, l’8% in meno dei primi tre mesi del 2021. In edicola il volume di 1,18 milioni copie medie perde il 10,4% sul primo trimestre dello scorso anno, calano anche le copie cartacee vendute in abbonamento (che però da noi storicamente incidono molto poco in generale sulle vendite) e le copie digitali vendute a un prezzo superiore ad almeno il 30% di quello intero (da 206 mila a 200 mila nel giorno medio).
Crescono soltanto quelle vendute a prezzi inferiori (tra il 10 e il 30% del prezzo di copertina) che salgono a un volume nel giorno medio di 134 mila copie (+12,3% sul medesimo periodo del 2021) che però pesano sul totale per un 8% .
Benvenuta, benvenuto, io sono Lelio Simi e questo è il trentanovesimo numero di #MEDIASTORM una newsletter di appunti, segnalazioni, dati e approfondimenti su come la tecnologia ha trasformato/sta trasformando radicalmente le industrie dei media (e il nostro rapporto con i loro “prodotti”).
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Il contesto – Dal 2021 ADS ha cambiato il modo di rendicontare vendite e diffusione dividendo nettamente, come già scritto, le vendite “individuali” da quelle “pagate da terzi” in pacchetti, oltre alle gratuite e promozionali. Le vendite individuali sono specificate in vendite cartacee (sostanzialmente la rete delle edicole), abbonamenti cartacei, copie digitali vendute a un prezzo superiore del 30% dell’intero e quelle vendute a un prezzo tra il 10 e il 30% (che in passato non venivano conteggiate nel “totale vendita”). Quelle prese in considerazione qui sono esclusivamente le copie vendute “individualmente”.
Bene, adesso guardiamo le singole testate, ho preso un campione di otto testate a diffusione nazionale, le top 4 per vendite (Corriere della Sera, Repubblica, Il Sole 24 Ore e La Stampa) e poi altre quattro (Il Fatto Quotidiano, Il Giornale, Libero e La Verità).
Stabile in crescita – nella generale tendenza alla decrescita due testate non perdono, nel complesso, copie vendute. Il Corriere della Sera mantiene praticamente identico il volume di vendita tra i primi tre mesi del 2022 e quelli del 2021: sono 235 mila nel giorno medio la variazione anno su anno è millimetrica (+0,1%).
C’è però da fare una precisazione importante, la stabilità del Corsera è dovuta all’incremento delle copie digitali che riequilibrano la perdita di quelle cartacee, in particolare quelle vendute a prezzi più bassi che crescono di 7.700 copie medie (+19,2%) assieme alla più lieve crescita delle copie digitale vendute ad almeno il 30% del prezzo intero, nel complesso azzerano la flessione di 9.600 copie medie di carta (che però sono vendute, perlopiù, a prezzo intero).
Quindi l'equilibrio è solo nei volumi di copie non negli effetti economici. Ma c’è da dire che il Corriere punta sempre più, come molti altri, sulle membership (abbonamenti alle copie digitali e ai contenuti del sito web), le copie digitali vendute a prezzi stracciati sono un indicatore di questa tendenza visto che vengono vendute solo dentro offerte di abbonamento; la sfida quindi nel medio periodo è quella di “convertirle” in abbonamenti a prezzo intero altrimenti non porteranno grandi benefici.
L’unica testata, di questo campione, a crescere è La Verità, per molti versi un “caso” editoriale. Il venduto dei primi tre mesi nel totale di tutte le voci delle vendite “individuali” è di 38.500 copie (+31,3%) sul medesimo periodo del 2021. La testata vince i suoi diretti concorrenti “d’area”, supera il Giornale (che si ferma a 32.800 copie in flessione del 22,3%) e stacca Libero di 18 mila copie.
C’è da dire però che La Verità, a differenza di Giornale e Libero, sta puntando molto su copie digitali, in crescita del 54% rispetto allo scorso anno, adesso pesano sul totale del suo venduto il 24%. Nelle edicole, tra i tre giornali di destra, è ancora Il Giornale a essere il più venduto con 31 mila copie medie nel periodo.
Il “caso” Repubblica – In effetti parlando di “casi” editoriali Repubblica, prendendo questi numeri, sembra davvero esserlo in negativo. La flessione dei volume di vendita continua in percentuali in doppia cifra su tutte le voci: le copie medie cartacee vendute in edicola nel trimestre scendono sotto quota 100 mila (92.900 in flessione del 19% sul 2022), flettono anche abbonamenti cartacei e le copie digitali, tutti intorno al 10%.
Così che il totale si ferma a 139.300 copie medie (-16,2%); ormai staccata dal (ex?) rivale Corsera di oltre 96 mila copie vendute tra carta e digitale.
Il Fatto Quotidiano – In netta flessione anche i volumi di venduto del Fatto, le 48.900 copie medie complessive (carta + digitale) segnano una flessione del 14% sui primi tre mesi del 2021, netto il calo del venduto in edicola con 6.100 copie medie perse sul 2021 (-21%), scendono anche le copie digitali vendute a più del 30% del prezzo intero (-13,7%) che rappresentano comunque una fetta importante del venduto (quasi la metà, il 46,3%).
Il Sole e la Stampa – Concludo con un paio di note su l’altra metà delle top 4: il Sole perde molto nelle vendite in edicola, le 25.700 copie medie del 2022 (ovviamente sempre dei primi tre mesi parliamo) rappresentano un -26% sul 2021, segno che il giornale di Confindustria punta sempre più sulle copie digitali (come già scritto è l’unico nelle quali superano il 50% delle vendite), di quest’ultime però crescono solo quelle a prezzi più bassi (tra il 10 e il 30% del prezzo intero) che oggi rappresentano il 35% del venduto totale.
Della Stampa sorprende invece il netto calo delle copie cartacee vendute in abbonamento, con una flessione del 54,4%; non una cosa da poco per il giornale torinese perché gli abbonamenti cartacei nel 2021 avevano (per gli standard italiani) un peso considerevole sul totale, il 12%, che oggi scende al 6%.
📈 Chart, chart, chart
🎵 Nel 2021 l’Italia è tornata a essere uno dei primi dieci mercati dell’industria discografica a livello globale per fatturato, secondo la FMI, con un 27,8% di crescita a oltre 332 milioni di euro di ricavi. Lo streaming ha una quota di mercato del 62,8%, i ricavi da royalty dall’estero per la musica italiana sono cresciuti del 66% arrivando a circa 20 milioni di euro.
📺 Il numero di abbonamenti ai principali servizi SVOD (video on demand in abbonamento) negli Stati Uniti ha superato quota 200 milioni nel primo trimestre del 2022, ovvero +4% sul trimestre precedente e +24,7% nei dodici mesi. È un mercato quindi in crescita ma, come sappiamo, sempre più frammentato, come dimostra questa infografica di Antenna. Da notare: la quota di mercato di Netflix è passata, da primo trimestre 2020 a quello del 2022, dal 41% al 27% pur rimanendo il numero complessivo della sua base abbonati costante sopra i 50 milioni. Interessante la performance di Apple TV+ con una quota che passa dal 2% al 6% tra Q1’21 E Q1’22.
🎬 Si è parlato molto delle produzioni originali di Netflix a proposito di qualità vs quantità, crescita della spesa, strategie di rilascio, capacità di creare un “evento”, percentuale di successo (anche qui in questa newsletter); in questo senso è interessante l’infografica di Parrots Analytics, basata su un proprio parametro che misura la domanda di contenuti a livello globale, relativo agli Originals delle principali piattaforme nel primo trimestre del 2022. Come si vede nella scala da 0 a 100 la grande produzione (a livello di volumi) di Netflix si concentra soprattutto nella fascia media (“Average”) con un numero di titoli che entrano nella categorie più rilevanti (“Outstanding” e “Exceptional”) simile a quello dei suoi concorrenti, che hanno un numero di produzioni nettamente inferiore.
👋Prima di salutarci…
Quando Topolino vendeva 1 milione di copie, da leggere l’ottimo articolo di Fumettologica a firma di Andrea Fiamma, su un “evento” a suo modo unico nell’industria dei giornali in Italia, che ci restituisce inoltre uno spaccato di quello che è stato il “fenomeno” dei gadget allegati alle pubblicazioni vendute in edicola.
#Mediastorm: una newsletter di appunti e idee sul nuovo ordine mondiale dei media a cura di Lelio Simi - n° 39 - 15 maggio 2022.
→ #Mediastorm è anche il titolo del mio libro edito da Hoepli nella collana Tracce, qui la sua scheda, Lo puoi trovare in libreria oltre che sui principali store online → Hoepli, Amazon, Bookdealer, Ibs, Feltrinelli, Mondadori.
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