#Mediastorm 31 – Che 2021 è stato per i quotidiani italiani?
Un po' di numeri e grafici su vendita e diffusione copie di carta e digitali tra gennaio-dicembre del 2021
Quanto copie vendono i quotidiani italiani? Con la pubblicazione da parte di ADS (la società che in Italia certifica vendite e diffusione dei giornali) dei dati di dicembre possiamo fare un primo bilancio dei dodici mesi del 2021.
Proprio il 2021 è l’anno nel quale ADS ha cambiato il modo di rendicontare i dati, separando ed evidenziando quelli relativi alle “vendite individuali” (cioè le copie acquistate direttamente da singole persone) da quelle vendute e distribuite in “pacchetti” ad associazioni, enti pubblici e aziende. Una cosa positiva, da una parte, ma che rende più difficile fare dei raffronti precisi con gli anni scorsi, nella nuova rendicontazione inoltre è sparita la voce relativa alle copie rese, fondamentale per capire l’efficienza della rete di distribuzione. Ma tant’è.
Detto questo, ecco un po’ di numeri: nel complesso l'aggregato composto dalle 60 testate quotidiane censite da ADS, le “vendite individuali cartacee” (cioè principalmente quelle vendute nelle edicole) hanno raggiunto 1,29 milioni di copie nel giorno medio, una cifra in calo rispetto al 2020 quando ne erano state vendute mediamente 1,44 milioni, mentre nel 2019 le copie vendute (principalmente) nelle edicole erano 1,67 milioni.
Quindi la flessione per questa voce di vendita nel 2021 è del 10,4% sul 2020 e del 22,7% sul 2019.
È un dato importante perché, per capire di cosa stiamo parlando, le “vendite individuali cartacee” rappresentano i tre quarti del totale di tutte le copie vendute “individualmente”. Le altre voci sono gli abbonamenti cartacei (113 mila copie nel giorno medio, per un peso sul totale del venduto è del 6,5%), le copie digitali vendute a un prezzo uguale o superiore al 30% del prezzo di copertina (210 mila copie, il 12,2% sul totale) e le copie digitali vendute a un prezzo tra il 10 e il 30% del prezzo di copertina (117 mila copie, il 6,8% sul totale venduto).
Inoltre le vendite individuali rappresentano l’87% di tutta la diffusione (composta da altre voci come copie omaggio o copie digitali abbinate a abbonamenti cartacei), ho fatto due grafici per fare il quadro generale.
Guardiamo adesso nel dettaglio le principali testate nazionali.
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Una volta visto il quadro generale delle 60 testate quotidiane italiane censite da ADS guardiamo nel particolare alcune dei quotidiani, ho preso un campione di dieci testate nazionali: Il Corriere della Sera, Repubblica, Il Sole 24 Ore, La Stampa, Il Giornale, Il Fatto Quotidiano, La Verità, Libero, Avvenire e il Manifesto (che assieme pesano intorno al 45% sul totale delle vendite tra carta e digitale).
In testa alla classifica dei giornali più venduti c’è, ma non è certo una sorpresa, Il Corriere della Sera con 235 mila copie medie vendute sia di carta che repliche digitali tra gennaio e dicembre del 2021, delle quali 158 mila sono quelle vendute nel canale delle edicole e 4.100 quelle digitali vendute a un prezzo compreso tra 10 e 30% del prezzo intero (che fino al 2020 non venivano conteggiate da ADS nel totale delle copie vendute), pesano il 17,8% del venduto, togliendo dal conteggio queste ultime le copie medie vendute (carta + digitale) nel 2021 per il Corsera sono 193 mila.
Repubblica segue a distanza le copie medie vendute, digitale compreso, sono 158 mila, delle quali 108 mila sono le cartacee vendute nelle edicole e 12.300 quelle digitali vendute sotto il 30% del loro prezzo intero. Le copie cartacee medie vendute per abbonamento per Repubblica, il secondo quotidiano nazionale italiano, sono 381, lo 0,2% del totale, per dare un riferimento: meno della metà di quelle del Manifesto (881 copie medie cartacee vendute per abbonamento) e, più o meno, lo stesso numero di un quotidiano locale come il Mattino di Padova.
In questa classifica al terzo posto Il Sole 24 Ore (104 mila copie medie vendute), che supera La Stampa (ferma a 94 mila copie medie). In realtà se si escludono le copie digitali vendute a meno del 30% (che al Sole pesano sul totale per il 32%) è La Stampa a guadagnare la terza posizione.
Dietro a queste testate c’è il Fatto Quotidiano (52.700 copie medie vendute considerando sia carta che digitale) che ha superato Il Giornale (37.900 copie medie). Il Giornale però supera il Fatto nelle vendite in edicola con 360 mila copie medie contro le 262 mila copie medie del quotidiano diretto da Travaglio.
Una curiosità: Corsera e Repubblica hanno praticamente il medesimo rapporto tra carta e digitale nei volumi di vendita ma se guardiamo il totale del venduto vediamo che le sole copie cartacee vendute dal Corsera equivalgono al totale, carta più digitale, venduto da Repubblica.
Carta vs digitale. Nel complesso il peso delle copie di carta nell’aggregato delle 60 testate quotidiane è dell’81% sul totale delle vendite “individuali”, ovviamente nelle singole testate ci sono realtà diverse.
Nel campione che ho preso in considerazione per Corsera e Repubblica la carta pesa per due terzi sul totale. Il quotidiano più “digitale” è il Sole, l’unico nel quale le copie digitali pesano più del 50% sul venduto totale, Il Fatto ci va vicino ma la carta pesa ancora poco di 2 punti percentuali più del digitale sul venduto, il Fatto però è il quotidiano, tra i dieci presi in considerazione, nel quale le copie digitali, vendute a più del 30% del prezzo totale, hanno il peso maggiore: 47,2% (mentre quelle digitali vendute a prezzo inferiore del 30% solo l’1,7%).
Tra i quotidiano meno digitali Il Giornale, Libero e Avvenire dove le copie cartacee pesano sul venduto oltre il 90%. Avvenire è, tra l’altro, quello dove gli abbonamenti cartacei pesano sulle vendite per una quota “fuori scala” rispetto a tutti gli altri: 62% (ha valore sottolineare che per ADS gli “abbonamenti cartacei individuali” sono quelli venduti a un prezzo uguale o superiore al 10%).
Certo, le copie digitali non sono “il” digitale (ma comunque sono un buon indicatore degli abbonamenti digitali visto che la maggior parte dei quotidiani non le vende in singole copie); molto peso ha il sito web che in questi anni gli editori, anche in Italia, hanno cercato di valorizzare con continui restyling per adattarlo all’ascesa degli smartphone. Molto si punta anche in Italia su varie forme di membership, ovvero abbonamenti che danno accesso a tutti i contenuti del sito posto sotto paywall. Sarebbe interessante (e utile per i lettori e il mercato) censire e certificare anche questi dati; di unificare le metriche di Audipress, ADS e Audiweb si parla da tempo, con annunci e smentite da parte degli interessati. Sarebbe ora di fare qualcosa (se interessa ne ho scritto sulla rivista Link).
📑Tre storie da leggere (su media e cultura digitale)
1️⃣ Come Netflix ha cambiato la tv in 10 anni
Nel febbraio del 2012 Netflix lanciava Lilyhammer (chi se la ricorda?) la sua prima serie originale, dieci anni dopo, il panorama dell'intrattenimento è quasi irriconoscibile. Netflix ha cambiato ciò che guardiamo e il modo in cui lo guardiamo. Ha riorganizzato con successo i tradizionali modelli televisivi e cinematografici ponendosene al centro; è passata dai 24 milioni di abbonati nel 2012 ai 214 milioni di quest'anno. È disponibile in più di 190 paesi. Ha creato più di 1.500 serie originali. Solo nel 2021 ha rilasciato oltre 150 film originali, tre a settimana. Da allora i suoi concorrenti hanno giocato al recupero. Quindi, come ha preso il sopravvento nell'intrattenimento in soli 10 anni?».
►How Netflix changed the TV landscape in 10 years, di Steve Rose sul Guardian (tempo lettura 11 minuti).
2️⃣ Spotify: ovvero la spietata “Legge di Ek”
«L’intero modello di royalty in streaming conferma quella che io chiamo “Legge di Ek” correlata alla “Legge di Moore”. Invece di raddoppiare la velocità del chip ogni 18 mesi come nella legge di Moore, le royalties vengono dimezzate ogni 18 mesi con la legge di Ek. Sarebbe facile considerare questo solo come una funzione del libero mercato. In realtà il modello incentrato sul mercato è stato progettato per premiare un piccolo numero di artisti e i grandi proprietari di cataloghi senza far sapere ai consumatori cosa stava succedendo ai soldi che pensavano di aver speso per sostenere la musica che amavano».
► Spotify’s ESG Fail: Social, un’analisi di Chris Castel sul suo blog MusicTecSolution (tempo lettura 8 minuti).
3️⃣ Il paradosso dei dati nel cinema
«Il paradosso informativo dei nostri tempi evidenzia impietosamente che fatichiamo ad analizzare i dati che abbiamo a disposizione, ma abbiamo le idee chiarissime su quelli che invece non ci sono, a botte di “secondo me” o “mi hanno detto che…”. Ma quali sono le conseguenze di tutto questo sulle analisi di settore e sui processi decisionali? Il cinema sta cercando un difficile equilibrio tra sala e streaming, e lo stesso accade rispetto ai dati, per ora frammentari o addirittura inesistenti. Una possibile proposta, alla ricerca di un altro modello».
► I dati dei film secondo me, di Michele Casula per lo speciale Metrtix su Link Idee per la tv. (tempo lettura 11 minuti).
📈 Chart, chart, chart!
📉 Gli addetti delle principali imprese dell’industria dei quotidiani e periodici in Italia si sono ridotti complessivamente di oltre 2.000 unità (-11,4%), tra 2016 e 2020, passando da un totale di 13.000 addetti nel 2016 a 11.000 nel 2020, anno nel quale la flessione è dipesa principalmente dalle riorganizzazioni aziendali dei gruppi GEDI e Mondadori (via Focus sui bilanci di AgCom).
💰 I ricavi da pubblicità in Italia dal 1962 al 2021 secondo Nielsen (via Notiziario Uspi).
📺 Gli abbonati a livello globale dello streaming video e tasso d’abbandono (negli Stati Uniti a dicembre) secondo stime agenzia Ampere (via The Economist)
Correzioni
Nella newsletter che ho inviato la scorsa settimana, nel pezzo di apertura, riferendomi al valore medio per utente del New York Times ho scritto che nel 2021 questo era pari a 19,1 dollari, in realtà è di 12,91 dollari (sul grafico invece il valore è giusto).
👋Prima di salutarci…
Subscription economy e freemium spiegati bene da Maddie Dai in questa vignetta fantastica pubblicata sul New Yorker (e comunque, buon San Valentino).
#Mediastorm: una newsletter di appunti e idee sul nuovo ordine mondiale dei media a cura di Lelio Simi - n° 31 - 13 febbraio 2022.
→ #Mediastorm è anche il titolo del mio libro edito da Hoepli nella collana Tracce, qui la sua scheda, Lo puoi trovare in libreria oltre che sui principali store online → Hoepli, Amazon, Bookdealer, Ibs, Feltrinelli, Mondadori.
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