#Mediastorm 27 – Apple è un "gigante dormiente" per l'industria dei media?
L'azienda più preziosa al mondo sembra accontentarsi di posizioni defilate nel mondo dei media e, secondo l'Economist, per lei è la cosa giusta da fare.
Ad inizio di quest’anno Apple ha raggiunto, anche se per un breve periodo, la quotazione di mercato di 3mila miliardi, è la prima società a raggiungere una valutazione simile. Una pietra miliare eccezionale ma che rischia quasi di non fare nemmeno più tanto effetto, dopo le altrettanto eccezionali altre pietre miliari raggiunte negli anni anche recentissimi (i mille miliardi di capitalizzazione raggiunti nel 2018 e i 2mila miliardi nel 2020).
Intanto sempre a gennaio di quest’anno il suo iPhone ha compiuto 15 anni, e come ricorda la Reuters “Le azioni di Apple sono aumentate di circa il 5.800% da quando il co-fondatore ed ex amministratore delegato Steve Jobs ha presentato il primo iPhone nel gennaio 2007, superando di gran lunga quanto fatto dall’indice S&P 500 (circa il 230%) nello stesso periodo”. Non c’è molto da aggiungere.
Forse però non tutti ricordano che quel 9 gennaio 2007 oltre all’iPhone fu presentato anche Apple TV con non molte meno aspettative di poter rappresentare un altro game changer. L’anno prima tra l’altro era stato lanciato iTV. Ma in questo campo le cose non sono andate esattamente come se le immaginavano alla Apple.
In effetti la storia della Apple con le industrie dei media è molto particolare, nel senso che da un’azienda della sua portata economica ci si poteva aspettare di più in questo campo.
Dopo aver rivoluzionato venti anni fa l’industria della musica, e salvato le major discografiche dall’incubo Napster, con l’iPod e l’iTunes Store ha perso il primato nel passaggio dal download allo streaming: Apple Music è stata superata da Spotify che adesso non solo l’ha spodestata nel campo dello streaming musicale ma anche in quello dei podcast.
Apple News è lontano dal riuscire a mantenere la promessa di essere la versione “buona e giusta” di Google news, come molti editori avevano sperato, e Apple TV+ (la piattaforma di streaming video lanciata due anni fa) è parecchio attardata rispetto ai concorrenti, con una frazione degli abbonati rispetto a Netflix e Amazon Prime.
Per carità nessuno di questi progetti può essere definito un fallimento, ma da un’azienda come Apple non ci si aspetta che si accontenti di starsene semplicemente fra i piazzati. Davvero alla Apple non interessano i media o è solo un “gigante dormiente” in attesa di assestare il colpo, insomma come si è chiesto anche l’Economist: Quanto grande nei media vuole essere Apple?
Benvenuta, benvenuto, io sono Lelio Simi e questo è il ventisettesimo numero di #MEDIASTORM una newsletter di appunti, segnalazioni, dati e approfondimenti su come la tecnologia ha trasformato/sta trasformando radicalmente le industrie dei media (e il nostro rapporto con i loro “prodotti”).
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L’iPhone aveva sparsi per il mondo circa un miliardo di utenti nel 2020, un potenziale enorme e un dato che influisce molto nel giudicare se un’iniziativa nel campo dei media di Apple ha successo o meno. Ad esempio AppleTV+ è ancora giudicata da molti come deludente guardando questo dato. Eppure se si esclude la Cina il servizio di streaming video si piazza al quarto posto per numero di abbonati. Forse ci si può aspettare (molto) di più, ma se guardiamo a quanto Apple ha speso in contenuti originali (fondamentali oggi per attrarre utenti) le cose cambiano.
È vero che ha investito molto in alcune produzioni come Foundation, Morning Show o For all mankind (anche se il vero successo lo ha ottenuto con Ted Lasso), ma se confrontiamo il budget totale e lo confrontiamo con i suoi concorrenti si nota una differenza abissale: 2 miliardi di dollari nel 2021 contro i 9 miliardi di Amazon e i 14 miliardi di Netflix. Cosa succederebbe se Apple si mettesse a spendere cifre vicine ai suoi concorrenti?
Qualche anno fa – complice un report di JP Morgan – addirittura in molti suggerirono che Apple avrebbe dovuto acquistare Netflix, dalla banca d’affari sentenziavano che “L'acquisizione di Netflix potrebbe aiutare Apple a guidare i consumatori più velocemente verso la loro app gateway, che funge da aggregatore di contenuti e abbonamenti multipli, e potrebbe aumentare l'opportunità di aumentare gli introiti pubblicitari”.
La realtà però è un po’ più complicata come ricorda giustamente oggi l’Economist:
“In effetti, mentre Hollywood si preoccupa della prossima mossa di Apple, molti nella Silicon Valley si chiedono perché sia nei media. Nessuno dei mercati è un grande premio per l'azienda più preziosa del mondo. L'intera industria globale della musica registrata ha ottenuto vendite per 22 miliardi di dollari nel 2020, meno di quanto Apple abbia ricavato dalla vendita degli iPad. In circa un mese Apple genera tante entrate quante Netflix guadagna in un anno. Il business televisivo di Apple dipende dall'acquisto di programmi, piuttosto che trattenere parte dei guadagni dalle creazioni di altri come faceva ai tempi di iTunes (e come fa ancora nel suo app store). E l'effetto "lock-in" sui consumatori è debole, dal momento che i principali servizi multimediali di Apple sono disponibili su tutte le piattaforme”.
È un argomento che merita sicuramente più approfondimenti, c’è da dire che il mondo dei media (cinema, televisione, giornali) è molto complicato, dove la giusta formula per il successo presenta sempre qualche variabile imprevista. Le aziende tecnologiche spesso non si sono mosse bene dentro il mondo dei media e il suo management: il disastro fatto da AT&T con la Warner è (anche) una conseguenza dei pessimi rapporti instaurati dal management della tlc con quello della media company.
Anche per questo secondo l’Economist, la Apple potrebbe comunque decidere di tenere una posizione più defilata nel mondo dei media:
“Fintanto che continueranno ad aiutare a vendere i suoi dispositivi e a consolidare il suo marchio, Apple continuerà a investire nei suoi servizi multimediali. Che potrebbero aumentare di prezzo: la spesa globale per i contenuti video supererà i 230 miliardi di dollari nel 2022, secondo Ampere, quasi il doppio rispetto a dieci anni fa. Molti tra i concorrenti più piccoli potrebbero arrendersi, così la posizione di Apple potrebbe persino rafforzarsi. Ma date le sue maggiori ambizioni in altri settori, nei media è probabile che Apple sia soddisfatta di mantenere il suo ruolo di attore non protagonista”.
📝Tre storie da leggere (su media e disruption digitale)
1️⃣ Per un nuovo sistema metrico dei media
“Quando da ragazza vivevo con i miei genitori, ogni giorno alle 13, prima del pranzo, si sfogliava tutti assieme il quotidiano fino alla pagina degli spettacoli e si decideva che programma guardare la sera. Con il Milan, e con mio padre, non si poteva scendere a compromessi, ma sul resto si apriva un acceso dibattito che avrebbe occupato l’intero pasto. Oggi il mio telecomando è il cellulare (attivo la mia smart tv da Chromecast); il mio palinsesto è una lunga lista di contenuti imperdibili (e molti persi) suggeriti da alcuni amici sempre aggiornati e da molti dei (pochi) account social che seguo. E se da una parte soffro l’assenza del rituale televisivo di un tempo, dall’altra sono tentata da una bulimia di contenuti mai vista prima”.
► Misura per misura, medium per medium, firmata da Federica Setti la terza puntata dello speciale “Metrix” che Link, Idee per la TV dedica al problema delle metriche nel nuovo ecosistema dei media (tempo lettura 9 minuti ).
2️⃣ Fare giornalismo digitale in Africa
In alcune parti del mondo, gli editori digitali si posizionano come alternative ai media legacy, sfidando l'establishment per pubblico, dollari pubblicitari e prestigio. In Africa, le testate giornalistiche digitali svolgono spesso un ruolo diverso. Si sono intensificati per combattere i deserti delle notizie, riportando su luoghi e questioni che non venivano affatto trattati. In tal modo, hanno sviluppato lettori in aree sottoservite e ampliato la rappresentanza. Come ha detto ai ricercatori dello studio James Smart, co-fondatore di Tazama World Media in Kenya: “Abbiamo creato un'organizzazione giornalistica in una comunità che non aveva altre fonti di notizie locali”.
► Despite many obstacles, digital news media is flourishing in Africa. Here’s how. A cura di Luminate, associazione filantropica (Gruppo Omidyar) un’interessante report sullo stato dei media digitali in Africa pubblicato su Quartz (tempo lettura 7 minuti).
3️⃣ Com'è andato il box office nel 2021?
I numeri sono aumentati in modo significativo nel 2021, con un botteghino globale stimato a 21,4 miliardi di dollari, il 78% in più rispetto al 2020. Il botteghino internazionale ha raggiunto una cifra stimata di 16,9 miliardi di dollari, con un aumento del 66% rispetto all'anno precedente. Con 47,26 miliardi di RMB (7,41 miliardi di dollari), la Cina rappresentava il 44% del bottino mondiale, con l'84,5% dei suoi incassi provenienti da titoli locali poiché rifiutava le date di uscita per alcuni dei più grandi film di Hollywood. Ma anche senza quel mercato, Spider-Man: No Way Home di Sony/Marvel ha superato il miliardo di dollari in tutto il mondo, un'impresa davvero impressionante in questi tempi.
► Worldwide Box Office Climbed 78% In 2021, un bel po' di numeri e dati su come sono andati gli studios e il box office nel 2021, il tutto messo assieme da Nancy Tartaglione per Deadline (tempo lettura 13 minuti)
📈 Chart, chart, chart!
🎧 Quali fasce d’età utilizzano di più i servizi streaming per ascoltare musica? Percentuale di utilizzo per generazioni in alcuni mercati americani ed europei (Italia compresa), dal “MRC Data’s 2021 U.S. Year-End Report”.
📉 Interessante il confronto tra le valutazioni attuali (reali o stimate) dei principali editori digitali statunitensi con il loro picco ricevuto in passato. Il grafico è stato realizzato da The Information. Si nota una svalutazione generale in particolare per Vice Media davvero enorme (ma anche BuzzFeed non scherza).
🎮 L'anno scorso l'industria dei videogiochi è stata valutata circa 180 miliardi di dollari da Newzoo. Ovvero circa dieci volte quello che l'industria cinematografica globale ha portato al botteghino l’anno scorso. Dieci volte. È vero che l'anno scorso l'industria cinematografica stava ancora affrontando una sbornia da pandemia, ma anche nel suo anno migliore in assoluto il botteghino ha incassato solo 39 miliardi di dollari (via Chartr).
💬 La domanda globale di contenuti anime è cresciuta del 118% per cento negli ultimi due anni, rendendolo uno dei generi di contenuti in più rapida crescita durante la pandemia, secondo i dati basati su metriche messe a punto dall’agenzia Parrot Analytics. (via Axios).
👋Prima di salutarci…
Pubblicità computer portatile IBM del 1975.
#Mediastorm: una newsletter sul nuovo ordine mondiale dei media a cura di Lelio Simi - n° 27 - 16 gennaio 2022.
→ #Mediastorm è anche il titolo del mio libro edito da Hoepli nella collana Tracce, qui la sua scheda, Lo puoi trovare in libreria oltre che sui principali store online → Hoepli, Amazon, Bookdealer, Ibs, Feltrinelli, Mondadori.
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[L’immagine del logo e nella testata di #Mediastorm è di Francesca Fincato].