#Mediastorm 16 – Industria del libro e dei giornali in Italia, aumentano le differenze tra "deboli" e "forti"?
Appunti sparsi su dati Aie, presentati al Salone del libro.
Questa è stata la settimana del Salone del libro di Torino (che si concluderà domani), come d’abitudine è anche occasione per la presentazione di un po’ di dati relativi all’industria del libro in Italia normalmente forniti da Aie, l’associazione degli editori.
Possiamo tutti essere felici per la crescita nei primi nove mesi di quest’anno rispetto al 2020, per quanto riguarda la vendita di libri di “varia”, ma c’è un aspetto emerso in particolare e che, giustamente, è stato sottolineato: il fatto che oggi quello del libro in Italia è un mercato sempre più dipendente da pochi, forti lettori:
“Tra i lettori, la maggioranza assoluta ha letto da uno a tre libri (il 55%), il 23% ha letto da 6 a 4 libri, il 14% da 11 a 7 e il 9% più di 12 libri. I forti lettori (più di 12 libri), leggono mediamente 17 libri l’anno, 3 in più di quanti non ne leggessero nel 2020. Oltre a leggere, comprano anche più di prima: in media 12,3 libri, due e mezzo in più dell’anno precedente. Il risultato è un mercato sempre più concentrato: il 59% delle copie vendute sono acquistate dal 23% dei lettori (quelli che leggono più di 7 copie l’anno)”.
Nel numero della scorsa settimana di Mediastorm avevo messo in evidenza, per i quotidiani italiani, il drastico calo dei lettori che accedono alla propria copia gratuitamente e l’aumento di quelli che, invece, la comprano per abbonamento.
È un dato quest’ultimo, non c’è dubbio, che possiamo leggere per molte ragioni positivamente ma, d’altra parte ci dice che – anche per l’industria del giornale in Italia – c’è un lettore “forte” che cresce a discapito di uno più “debole”. Il tutto però, se guardiamo l’andamento di questi ultimi anni, dentro un quadro di forte perdita di lettori, sia per il libro sia per il quotidiano; in questo senso certo non una buona notizia se pensiamo al ruolo che libro e quotidiano hanno nella crescita culturale e sociale di un Paese.
Benvenuta, benvenuto io sono Lelio Simi e questo è il sedicesimo numero di #MEDIASTORM una newsletter di appunti, segnalazioni, dati e approfondimenti su come la tecnologia ha trasformato/sta trasformando radicalmente le industrie dei media (e il nostro rapporto con i loro “prodotti”).
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Se guardiamo ancora ai dati di Audipress vediamo che il peso percentuale dei laureati sui lettori totali di quotidiani in Italia nel giorno medio è costantemente cresciuto: nel 2018 era il 18,3% mentre nel 2021 è il 20,9% di contro quello dei lettori con licenza media inferiore, elementare o nessun titolo di studio è diminuito, nello stesso periodo, dal 41,4% al 36,8%.
In numeri assoluti i lettori di un quotidiano nel giorno medio con laurea sono passati, nel periodo 2018-2021, dai circa 3 milioni a 2,4 milioni (-20%) mentre i lettori con licenza media inferiore o elementare dai 6,7 milioni ai 4,2 milioni (-37%). È anche questo, in un quadro da approfondire meglio, che però ci dice che crescono le disparità, con una perdita di lettori maggiormente concentrata nelle fasce che hanno titolo di studio più deboli.
L’ultimo rapporto sulla comunicazione del Censis ci ha fatto sapere che la spesa delle famiglie italiane per i consumi mediatici tra 2007 e 2020 è continuata a salire per quanto riguarda i prodotti digitali mentre è crollata (-46%) per libri e giornali. L'enorme crescita del digitale (smartphone in particolare) e, più di recente, quella della subscription economy anche da noi sta cambiando moltissime cose, non a caso in uno dei suoi rapporti presentati al Salone del libro, Aie ha pubblicato questa slide che, provocatoriamente, mette a confronto i non lettori di libri con il crescente uso di piattaforme video come Netflix e l’uso dei social.
Le dinamiche sono un po’ più complesse di quanto questa singola slide possa dire, ma non c’è dubbio che oggi dentro uno scenario dominato dall’economia dell’attenzione, l’ascesa degli abbonamenti digitali (nello streaming video, in quello musicale e audio, in quello dei giornali online) mette in gioco due risorse che ognuno di noi ha, inevitabilmente, limitate: la nostra attenzione, appunto, e i soldi nel nostro portfolio, una combinata che innesca una guerra “tutti contro tutti” (ne ho parlato spesso anche qui in questa newsletter) dove libri e giornali sembrano essere gli elementi più deboli, destinati a essere sempre più abbandonati dalle categorie sociali meno forti.
Piccola nota a margine: c’è da notare che se il “vecchio” libro di carta un collegamento con la scelta infinita e la consegna in poche ore garantita dalle piattaforme digitale l’ha trovata (le vendite di libri tramite l’online anche in Italia valgono circa il 50%) il “vecchio” giornale di carta invece ne è rimasto completamente fuori, in questo senso diventando ancora più debole dentro questo scenario.
📑 Tre cose #daleggere (su media e disruption digitale)
1️⃣ Come l'intelligenza artificiale cambierà la musica: l'intelligenza artificiale è al centro di un cambiamento fondamentale nel ruolo della musica nelle nostre vite e, per la musica elettronica, la transizione sarà sismica. Ma si tradurrà in un nuovo panorama armonioso e utopico per creatori e fan, o l'automazione intelligente è l'inizio di una nuova guerra culturale deepfake? L'intelligenza artificiale è diventata uno degli sviluppi più entusiasmanti della musica dall'avvento del campionamento, AI e machine learning, stanno diventando un punto fermo degli studi musicali aprendo una nuova era.
→ Uno speciale in tre parti (qui la prima, la seconda e la terza) a cura di Declan McGlynn il Digital Tech Editor di DJMag (tempo lettura circa 13 minuti ogni singolo articolo).
2️⃣ Come la causa tra Scarlett Johansson contro Disney cambierà Hollywood, nonostante la star e lo studio abbiano raggiunto un accordo che ha evitato il tribunale, la causa potrebbe comunque costituire un precedente importante per le relazioni tra i maggiori talenti professionali e i grandi studios nell'era dello streaming; anche se quest’ultimo non è esattamente una novità nel 2021, per una serie di motivi sta diventando soltanto adesso una parte molto importante della strategia dei contenuti degli studios di Hollywood. Il campo di gioco di Hollywood era stato impostato per decenni con le grandi major cinematografiche in grado di stabilire regole alle quali tutti dovevano attenersi per entrare in campo. Ma poi è arrivata Netflix.
→ How ScarJo's Black Widow Lawsuit Changed Disney (& Hollywood) spiegato bene da Stephen M. Colbert su ScreenRant (tempo lettura 7 minuti).
3️⃣ Come l’utilizzo di alcuni dati (e non di altri) cambia la percezione del “caso” Instagram e adolescenti: “quando i dati non sono trasparenti, se ne può scegliere di volta in volta la parte più confacente all’opinione da far prevalere, come ha fatto il WSJ e come ha fatto Facebook. Che gli scopi per condurre questa indagine interna siano stati diretti a preparare il lancio di un social media per preadolescenti o a difendersi in sede legale da possibili richieste di risarcimenti non lo sappiamo, quello che è certo è che i risultati originali non possono essere ritenuti validi dal punto di vista scientifico e clinico”.
→ Ma davvero Instagram è un pericolo per la salute mentale delle adolescenti? Se lo è chiesto analizzando alcuni aspetti dei “Facebook Files” Tiziana Metitieri su Valigia Blu (tempo lettura 9 minuti).
🔢L’industria dei media in #numeri
Dati, valutazioni, budget pubblicitari emersi in settimana, insomma un po’ di riferimenti concreti per avere un’idea della dimensione delle industrie dei media nel mondo e in Italia.
💸 La pubblicità televisiva totale negli Stati Uniti supererà i 60 miliardi di dollari quest'anno, secondo l'agenzia di media Zenith, ma il mercato dovrebbe ridursi del 4% nel 2021. (via Hollywood Reporter)
📉 Ascolti TV in calo in Italia: nelle prime due settimane della nuova stagione televisiva (26 settembre-9 ottobre) il pubblico diminuisce in tutte le fasce orarie Auditel e quindi nella media della giornata, che segna un calo del 7,4% (-755mila telespettatori) rispetto a un anno fa. A rilevarlo è l'Osservatorio dello Studio Frasi. Le perdite vanno dal -5% della fascia del primo mattino (07-09) al -8,9% della seconda e terza serata (1 milione di presenze in meno tra le 22:30 e le 2). Ma è la prima serata a soffrire di più, con un calo di 1,8 milioni; superiori al milione anche le perdite all’ora di pranzo (12:00-14:59) e in access prime time (18:00-20:29). (via Ansa)
📊 I numeri di Will. “La Is Media srl (la società madre di Will Media, la piattaforma di informazione social) ha chiuso l'esercizio 2020 con ricavi pari a 215 mila euro, e costi di produzione di 933 mila euro, ha quindi terminato il suo primo esercizio con una perdita di 544 mila euro. Dopo il via con un capitale sociale di 10 mila euro, ci sono stati successivi aumenti di capitale con sovrapprezzo, nel febbraio 2020 l'assemblea straordinaria ha approvato un aumento di capitale da 10 mila a 15.600 euro, oltre a 1.114.400 euro versati a titolo di sovrapprezzo. Inoltre, nel luglio 2020, è stato deliberato un ulteriore aumento da 15.600 euro a 16.100 euro, oltre a 99.500 euro versati a titolo di sovraprezzo. Proprio a seguito di queste dotazioni, Is Media ha potuto sopportare la perdita in bilancio: ora il patrimonio netto è sceso a quota 685 mila euro. (via Italia Oggi)
📺 La crisi della TV via cavo: secondo Kagan, l'unità di ricerca TMT di S&P Global Market Intelligence, l'abbandono negli Stati Uniti della TV via cavo da parte dei consumatori in favore dei servizi video in streaming ridurrà significativamente le entrate per gli operatori di pay TV nei prossimi anni. Le ultime previsioni per le entrate multicanale via cavo, trasmissione diretta via satellite e telecomunicazioni prevedono che le loro vendite diminuiranno da 91,1 miliardi di dollari nel 2021 a ai 64,7 miliardi entro il 2025, producendo quasi 33,6 miliardi di entrate annuali perse. In una prospettiva a più lungo termine, i dati di Kagan mostrano che i ricavi dei video multicanale hanno raggiunto un picco di 116,9 miliardi di dollari nel 2016, il che significherebbe che l'industria avrà perso quasi la metà (45%) delle sue entrate annuali entro il 2025. (via TvTech),
Prima di salutarci…
#Mediastorm: una newsletter sul nuovo ordine mondiale dei media a cura di Lelio Simi - n° 16 - 17 ottobre 2021.
→ #Mediastorm è anche il titolo del mio libro edito da Hoepli nella collana Tracce, qui trovi la sua scheda, oltre che in libreria lo puoi trovare anche su principali store online ad esempio: Hoepli, Amazon, Bookdealer, Ibs, Feltrinelli, Mondadori.
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[L’immagine del logo e nella testata di #Mediastorm è di Francesca Fincato].