#Mediastorm 68 – Vincitori e vinti
Quanto ancora la narrazione iper-competitiva imposta dalle grandi tech company del “il vincitore si prende tutto” è valida per leggere scenari sempre più complessi nelle industrie dei media?
In questo numero:
Vincitori e vinti
Spesso (quasi sempre, direi) la narrazione in questo ultimo paio di decenni sulla corsa delle aziende tecnologiche a conquistare le industrie dei media (e non solo quelle), è stata ricondotta in queste due figure: i vincitori che si prendevano tutto il banco e gli sconfitti, i perdenti, che dovevano abbandonare il tavolo e scomparire.
È arrivata Netflix e Blockbuster ha chiuso, è arrivato Facebook e MySpace è diventato una città fantasma, sono arrivate Facebook e Google e le grandi holding pubblicitarie hanno dovuto chinare la testa e cedere il passo, e potrei continuare con molti altri esempi simili.
Non che queste narrazioni fossero del tutto sbagliate ma prevedevano una netta separazione in due distinte categorie, senza prendere in reale considerazione il fatto che potesse esserci una via di mezzo, nella quale una azienda tecnologica o una media company, poteva comodamente sistemarsi senza sentirsi obbligata a doversi mangiare tutto il mondo e, per questo, non doversi sentire per forza prossima al fallimento (e nemmeno relegata in una dimensione di nicchia ai margini estremi del mercato).
È una narrazione che è stata alimentata dalle stesse tech company nate e cresciute nella logica iper-competitiva del “winner-take-all market” della Silicon Valley, della quale oggi probabilmente sentono, sulla loro pelle, tutti limiti (la nuova “sentenza” emessa da molti oggi è “arriva TikTok e Facebook deve cedere il passo”).
Una narrazione che spesso gioca sulla spropositata valutazione di un unico parametro (interazioni, numero utenti o abbonati) per leggere, a una dimensione, dinamiche molto più complesse e con molte più variabili.
Domanda: è una narrazione ancora valida, che senso ha continuare ad applicarla, soprattutto oggi, dopo la grande revisione dei giganti tecnologici e la loro (inevitabile?) “normalizzazione” nei nuovi scenari del mercato in molti settori dei media?
Netflix, le subscription e il reddito netto
L’evento di questa settimana è stato la pubblicazione del bilancio da parte di Netflix, un evento appunto perché è conto economico di fine anno e, in più, è stato l’occasione per annunciare importanti, storici, cambiamenti nel management.
Come era facile prevedere l’aumento, oltre le aspettative, degli abbonati alla piattaforma di streaming video ha conquistato i titoli di giornale e gli investitori visto che il titolo è immediatamente salito in Borsa.
Insomma la metrica delle subscription sembra essere tornata l’unica protagonista (era mai diventata una comprimaria?) nonostante gli appelli a utilizzare paramenti economici più concreti per leggere — all’interno di scenari molto più complessi — lo stato di salute di un’azienda come Netflix.
Eppure se guardiano, appunto, i dati economici, vediamo che il reddito netto in quest’ultimo trimestre si è fermato molto prima delle previsioni attese dalla stessa azienda, ed è il più basso degli ultimi anni (anche nel confronto anno su anno).
Che l’aumento degli abbonati sia ancora la principale metrica da inseguire per Netflix sembra confermato dalla promozione di Bela Bajaria, ritenuta una figura chiave per l’espansione nei mercati internazionali ancora lontani dal punto di saturazione per quanto riguarda le subscription (ne ho parlato proprio la settimana scorsa).
Certo bisogna ricordare che Netflix comunque gli utili di bilancio li realizza, a differenza per il momento di tutti gli altri nel campo dello streaming; ma il punto è quanto anche la lettura che viene data — dai giornali, dagli investitori finanziari — di questi ultimi dati economici (e presto anche le altre aziende tecnologiche e media company pubblicheranno i loro bilanci di fine anno) siano ancora dominati da parametri iper-valutati a scapito di altri più importanti, insomma che ancora tutto sia dominato da una narrazione a una dimensione che non ci restituisce il quadro completo.
Benvenuta, benvenuto, io sono Lelio Simi e questo è il sessantottesimo numero di #Mediastorm una newsletter di appunti, storie, segnalazioni, dati e approfondimenti per cercare di capire come la tecnologia ha trasformato/sta trasformando radicalmente l’economia delle industrie dei media (e il nostro rapporto con i loro “prodotti”). Se non lo sei già, puoi iscriverti da qui:
Se dopo averla letta hai suggerimenti, domande o segnalazioni da farmi puoi scrivermi a questa email leliosimi@substack.com, altrimenti se quello che ho scritto ti suggerisce delle riflessioni puoi usare direttamente la sezione commenti, sarò felice di risponderti. Se invece vuoi consultare le altre puntate pubblicate puoi farlo da qui ► Archivio #Mediastorm.
📊 Chart, chart, chart!
🎶 La fotografa dell'evoluzione dell’industria discografica degli ultimi anni pubblicata dalla FIMI: fra streaming e vinile, cresce la quota di musica italiana con ben 83 opere locali presenti nella Top 100 Album, un aumento del 20% rispetto al 2013, si consolida il segmento dello streaming, che a livello di consumi con abbonamenti premium è salito del 23% a volumi, superando il miliardo e mezzo di ascolti settimanali medi nel nostro Paese.
🎞 I dati del mercato cinematografico italiano nel 2022. Al box office italiano sono stati incassati 306.622.567 euro per un numero di presenze in sala pari a 44.535.891; Rispetto al 2021, quando i cinema hanno riaperto a partire dal 26 aprile, si tratta di una crescita degli incassi e delle presenze rispettivamente dell’81% e del 79,6%. Rispetto invece alla media del periodo 2017-2019 si tratta più in generale di un calo del 48,2% degli incassi e del 51,6% delle presenze (via Anica/Cinetel).
📺 Il quadrante della domanda di serie TV secondo Parrot Analytics che lo ha diviso a secondo del sesso (donne/uomini) ed età (under e over 30) degli abbonati. Secondo la società di analisi (che ha perfezionato un proprio algoritmo per determinare la domanda di un contenuto) è HBO Max, tra gli SVOD, quella più brava a trovare titoli di successo che mettano d’accordo tutti e quattro i quadranti.
👓 Un po’ di cose da leggere (o rileggere)
Sembra una vita fa, ma c'è stato un periodo, nemmeno troppo breve, dove in tanti erano convinti che Facebook potesse rappresentare un ancora di salvezza per i giornali, ironia della sorte proprio Facebook (con quella sua funzione un po' sadica “i tuoi vecchi ricordi”) mi ha riproposto questo articolo che avevo condiviso nel mio profilo qualche anno fa: Fine dell’idillio tra Facebook e i mezzi d’informazione (→ The Atlantic tradotto da Internazionale), che ha valore rileggere oggi anche per riflettere come, repentinamente, cambino alcuni scenari. L'articolo è del gennaio 2018, “soltanto” cinque anni fa.
Snow Fall 10 anni dopo il format giornalistico nativo digitale più innovativo, il multimedia storytelling di cui Snow Falling rappresenta il capostipite (o meglio il primo ad avere successo), compie 10 anni. → Dalk Data Talk ne ha fatto un ottimo bilancio/omaggio. (Io di questo format ne ho scritto in passato sul mio vecchio blog e poi suo per Link).
Cosa dobbiamo aspettarci dal mondo delle audit nel 2023? In un anno in cui i budget di marketing devono affrontare una recessione economica, la sfuggente balena bianca del settore dei media, ovvero la sua capacità di misurare efficacemente le visualizzazioni e le prestazioni degli annunci pubblicitari su piattaforme video, si trova a un punto di svolta (→ Marketing Brew).
Questo film non esiste. Come un film mai realizzato (la versione di Dune a cui lungamente lavorò il regista Jodorowsky) e l'utilizzo di software di intelligenza artificiale come Midjourney possono farci immaginare il futuro (imminente?) del cinema (→ New York Times).
ChatGPT: cosa può fare e non può fare. In poche ore dal suo lancio, utenti da tutto il mondo tempestano i principali social network per riportare stralci di conversazioni avuti con ChatGPT. In 5 giorni, lo strumento raggiunge il milione di utenti — per capirci, Instagram ci ha messo 5 mesi a raggiungere lo stesso numero di utenti, Facebook 10 e Netflix 3 anni e mezzo (→ Guerre di Rete).
📘 #Mediastorm è anche il titolo del mio libro edito da Hoepli nella collana Tracce, qui la sua scheda, Lo puoi trovare in libreria oltre che sui principali store online → Hoepli, Amazon, Bookdealer, Ibs, Feltrinelli, Mondadori.
👋 Prima di salutarci…
L’archivio del tecno-pessimismo. Se non lo conoscete vi consiglio di dare un'occhiata all'account Twitter, o magari iscrivervi alla sua newsletter, di Pessimist archive un progetto che raccoglie — soprattutto attraverso vecchi articoli di giornale — l'enorme diffidenza, l'innata paura e, spesso, l'aperto conflitto che sfocia in giudizi enormemente pessimistici (appunto) dimostrati a suo tempo a innovazioni tecnologiche al loro diffondersi, ma che oggi per noi sono ormai di uso quotidiano.
Ci sono articoli di giornale che, già nel titolo, invocano una sollevazione degli insegnanti contro i computer, altri che testimoniano della profonda preoccupazione del declino del regolo calcolatore per colpa dei pc. Molte di queste “testimonianze” riguardano il mondo dei media, ad esempio già negli anni Trenta del secolo passato alcune vignette prospettano la morte della musica suonata dal vivo uccisa da quella “in scatola/preconfezionata”.
Segnalo in particolare, visto che oggi si parla molto dell'utilizzo della IA generativa in vari settori delle industrie dei media, il dibattito che sul finire degli anni Ottanta/inizio Novanta si sviluppò intorno al campionamento nella musica, in particolare ad opera dai rapper: “Penso che il campionamento nella musica rap sia disgustoso. È molto abusato. Penso che sia una chiara violazione del copyright ed è l'esatto opposto della creatività”, o ancora “È arte o furto high-tech?”.
È davvero tutto per questa settimana, grazie per aver letto fino a qui, alla prossima puntata,
Lelio.
#Mediastorm: una newsletter di appunti, storie e idee sul nuovo ordine mondiale dei media a cura di Lelio Simi - n° 68 - 22 gennaio 2023.
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[L’immagine del logo e nella testata di #Mediastorm è di Francesca Fincato].