#Mediastorm 74 – I media sono di fronte a un nuovo "momento Napster"?
In questo numero:
I media sono di fronte a un nuovo “momento Napster”?
Tre infografiche sulle industrie dei media.
Cinque cose interessanti da leggere.
Quante volte il vinile ha superato — per la prima volta — il compact disc?
“Ci piace dire che l’invenzione del motore a scoppio ci ha cambiati, ha cambiato il nostro modo di vivere. In verità, abbiamo costruito la Ford T perché eravamo già cambiati, abbiamo cercato di rifare il mondo perché potesse accogliere la nostra inquietudine”. Richard Rodriguez
Quella che riporto qui sopra è una frase che ho citato molto in questi anni, da quando l’ho letta nel bellissimo: Final edition: Twilight of the American newspaper pubblicato su Harper’s nel lontano 2009 (in Italia tradotto da Internazionale con il titolo Ultime notizie dalle città), nel quale Richard Rodriguez, una delle grandi firme del giornalismo americano, già allora rifletteva sul declino dei giornali locali americani e sull’avanzata disruptive del web e dei social.
Il lungo reportage è una riflessione amara ma, anche, consapevole delle nuove esigenze delle persone, della loro (della nostra) “inquietudine” che inesorabile plasma nuovi scenari, nuovi contesti, prima ancora delle tecnologie che “semplicemente” si limitavano ad abilitarli.
Abbiamo, in generale, la convinzione che una grande innovazione tecnologica ci piombi addosso per cambiare le nostre abitudini, o addirittura la nostra intera esistenza. Rodriguez però ci ricorda che, in realtà, molto spesso siamo noi stessi ad aver creato l'ambiente giusto perché quell'innovazione (che magari esiste da tempo) prenda definitivamente piede, si espanda (con tutti i pro e i contro che questo comporta).
È una frase che inevitabilmente mi è tornata in mente in un periodo nel quale tutti parlano di intelligenza artificiale, ossessionati dalla straordinaria accelerazione del suo sviluppo, dei potenziali nuovi scenari che potrà realizzare, seppure ancora tutti da definire e comprendere davvero.
L'accelerazione dello sviluppo dell'intelligenza artificiale può esaltarci o inquietare per il radicale cambio di scenario che, potenzialmente, sembra in grado di mettere in atto. Siamo di fronte a un nuovo “momento Napster” dal quale, allora, presero le mosse tutti i grandi stravolgimenti nel mondo dei media (dal peer-to-peer allo streaming)?
In effetti per alcuni elementi fondamentali, mi sembra, la AI attua strategie che conosciamo bene perché sono le stesse che negli ultimi decenni hanno spinto le piattaforme digitali a sconvolgere e dominare le industrie dei media. Provo, sotto questo aspetto, a fare qualche riflessione su un paio di punti.
I. Aggregare/disaggregare
L'AI lavora, a fronte di una nostra richiesta che enunciamo attraverso un prompt, su miliardi di frammenti e li ricompone in un unico “testo” (“testo” nel senso più generale del termine). Non si limita, cioè, a suggerirci una serie di contenuti (più o meno) inerenti alle nostre esigenze, ma ce ne fornisce uno (più o meno) compiuto: “fatto apposta per noi”.
Non spacchetta semplicemente i singoli formati “monoblocco” — album musicale in singoli brani (come Spotify o Apple Music), il giornale in singoli articoli (come Google news), il film in singoli episodi (come Netflix e gli altri streamer)— ma “spacchetta” nelle dimensioni minime (pattern) miliardi di singoli “testi” esistenti per riaggregarli in un unico contenuto.
Siamo però ancora dentro la citatissima massima “There are only two ways to make money in business: One is to bundle; the other is to unbundle” che è l’asse portante di delle strategie di tutte le piattaforme digitali.
II. Scelta infinita/strategie delle raccomandazioni
Come ormai sappiamo bene il nostro desiderio di scoprire cose nuove non è affatto una semplice idea astratta, ha un valore economico enorme e, da sempre, è stato fonte di guadagno dell’industria dei media; ma le Big Tech hanno saputo sfruttarlo come mai prima, mettendo library (potenzialmente) infinite a disposizione di noi tutti.
Oggi l'AI “generativa” sembra poter mettere a nostra diposizione (se non proprio oggi, nell'immediato futuro) non semplicemente qualcosa di “potenzialmente” ma concretamente infinito (non solo la search o le immagini ma anche musica, film, saggi e romanzi). Non cataloghi con migliaia di contenuti esistenti ma nuovi contenuti generati, ogni volta che desideriamo, a fronte di una nostra richiesta specifica.
Quella sorta di “vertigine” provocata in ognuno di noi di fronte alla scelta (potenzialmente) infinita dalle grandi piattaforme digitali è stata sfruttata dalle stesse attraverso le “strategie delle raccomandazioni” che hanno giocato, e certo continuano a farlo, un ruolo fondamentale nel loro modello di business.
Giusto per ricordare, come ha scritto Scott Galloway: “Il più grande errore commesso dagli esperti di marketing è credere che la scelta sia una buona cosa. Non lo è. I consumatori non vogliono più scelta, ma essere più confortati e assistiti nelle scelte”.
È facile immaginare che la scelta realmente infinita abilitata dalla AI, il cui unico limite è rappresentato dalla nostra immaginazione, creerà nei consumatori (cioè noi) una “vertigine” (ancora più) grande che avrà (ancora più) necessità di essere “confortata” e “assistita”. Ed è forse proprio in questo ultimo processo, come già accaduto, che verrà generato maggiore valore economico per chi saprà sfruttarlo al meglio (con tutte le controindicazioni per noi utenti, a cominciare dall’utilizzo dei dati personali).
Benvenuta, benvenuto, io sono Lelio Simi e questo è il settantaquattresimo numero di #Mediastorm una newsletter di appunti, storie, segnalazioni, dati e approfondimenti per cercare di capire come la tecnologia ha trasformato/sta trasformando/trasformerà l’economia delle industrie dei media (e il nostro rapporto con i loro “prodotti”). Se non lo sei già, puoi iscriverti da qui:
Se dopo averla letta hai suggerimenti, domande o segnalazioni da farmi puoi scrivermi a questa email leliosimi@substack.com, altrimenti se quello che ho scritto ti suggerisce delle riflessioni puoi usare direttamente la sezione commenti, sarò felice di risponderti. Se invece vuoi consultare le altre puntate pubblicate puoi farlo da qui ► Archivio #Mediastorm.
📊 Chart, chart, chart!
💰 Pubblicità/ I principali investitori pubblicitari al mondo, dal grafico è facile constatare come le grandi aziende tecnologiche non siano solo i disruptor dell’industria pubblicitaria ma anche quelle che hanno i maggiori budget investiti nel promuoversi (dal fondamentale report di Benedict Evans: “The new gatekeepers’”)
🎧 Audio/ 38 milioni di brani sui servizi di streaming musicale sono stati riprodotti ZERO volte nel 2022. Oggi ci sono 67,1 milioni di brani sui servizi di streaming musicale che, nell'anno solare 2022, hanno totalizzato al massimo 10 stream ciascuno, a livello globale. Quel 67,1 milioni rappresenta il 42% dei brani disponibili sui servizi di streaming musicale in tutto il mondo. Quasi un quarto (24% ) dei 158 milioni di brani sui servizi di streaming musicale monitorati dalla società di analisi Luminate nel 2022 ha attirato zero (!) riproduzioni (via Music Business Worldwide).
📻 Musica/Lo stato dell’industria italiana. Oltre 370 milioni di euro di fatturato, un’ulteriore crescita dello streaming, che ora rappresenta il 66,7% dei ricavi totali dell’industria discografica (via Rockol).
📘 #Mediastorm è anche il titolo del mio libro edito da Hoepli nella collana Tracce, qui la sua scheda, lo puoi trovare in libreria oltre che sui principali store online → Hoepli, Amazon, Bookdealer, Ibs, Feltrinelli, Mondadori.
Martedì 4 aprile (cioè domani se leggete questa newsletter il giorno stesso che viene inviata) sarò a questo evento (Sede del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti a Roma) a presentare un lavoro al quale ho partecipato con un mio contributo. Se vi va di passare mi fa molto piacere, poi nello specifico su contenuti del mio intervento tornerò anche qui su #Mediastorm.
👓 Un po’ di cose da leggere
L’invenzione delle serie tv. L’idea che una serie tv potesse cogliere lo spirito dell’epoca è diventata ovvia. Del resto a distillare la nullità paranoica dell’etica trumpiana non è stato un grande romanzo o una grande opera teatrale, ma la serie Succession, una storia di corruzione dinastica che è andata in onda meno di due anni dopo l’inizio della presidenza di Trump. All’inizio degli anni novanta i produttori della HBO non pensavano come normali persone della tv. Quando li intervistavano a proposito del loro lavoro, spesso sembravano degli scrittori che parlavano del loro stile (→ The New York Review of Books, tradotto da Internazionale).
Conversazioni sul fenomeno BookTok. Nel 2022 sono approdati su TikTok Roberto Saviano e Zerocalcare (vi sono poi autori di best seller internazionali come Colleen Hover e Holly Jackson), case editrici come Sellerio, Mondadori, Rizzoli, BaoPublishing e Ippocampo; oltre a realtà come il Festivaletteratura di Mantova e il Salone del Libro di Torino. A fine 2022, #BookTok ha toccato vetta 93,8 miliardi di visualizzazioni (+143 rispetto al 2021), mentre #BookTokItalia 1,3 miliardi (422%) (→ Link idee per la TV)
Arrendersi serenamente a ChatGPT. Gira in rete un video con una penna manovrata da una stampante 3D e la scritta “3D Printer does homework ChatGPT wrote”, cioè più o meno “Una stampante 3D scrive (materialmente, con la penna) i compiti dettati da ChatGPT”. Che fare, dunque? Come regolarsi con queste ultime diavolerie, queste lastre tombali che la téchne sta per deporre sul tema, la tesina, la relazione? (→ blog di Claudio Giunta/Il Foglio).
Man mano che il software di traduzione automatica diventa più sofisticato, potrebbe arrivare a sostituire completamente i traduttori umani? Presentando la sua nuova casa editrice, a Matteo Codignola un tempo uno dei pilastri della prestigiosa Adelphi, è stato chiesto se intendesse dare la giusta importanza ai traduttori e alla traduzione. “Prendiamo molto sul serio la traduzione”, ha risposto, “anche se in futuro mi aspetto che il lavoro venga svolto dai computer”. Ciò ha suscitato un gemito collettivo da parte del pubblico, alcuni dei quali erano essi stessi traduttori (→ The New York Review of Books).
Una giornata nella vita di un’analista senior del dipartimento "data and insight" del New York Times. La giornata tipo di Natalia Bell un'analista senior nel Data and Insights Group (DIG) all’interno del dipartimento Storytelling and Publishing del NYT, che mira a creare un reportage digitale più dinamico, visivo e affidabile con l’obiettivo di trasformare il modo nel quale la redazione tratta le notizie e interagisce con i lettori (→ pagina Medium del NYT Open Team).
👋 Prima di salutarci…
L’infinito sorpasso — per la prima volta da 30 anni — del vinile sul compact disc. “Le vendite di dischi in vinile superano quelle di cd per la prima volta dal 1987”, ha scritto qualche settimana fa l'Ansa in un lancio d'agenzia ripresa da molte altre testate. È molto probabile che chi ha letto questa notizia abbia avuto un senso di deja-vu. E in effetti, più o meno nello stesso identico modo, la notizia è apparsa in questi anni diverse altre volte su giornali, siti web, blog e post sui social. Riporto, tra i molti, giusto qualche titolo delle principali testate italiane, e la data di pubblicazione:
“Il revival del vinile (che supera il cd). Il sorpasso negli Usa per la prima volta dal 1986” (24 ottobre 2019, Corriere della Sera) — “Musica il vinile supera il CD dopo 30 anni” (22 aprile 2021, Sole 24 Ore) — “Effetto Taylor Swift, il vinile supera il CD. Record da fine anni Ottanta” (28 dicembre 2022, Ansa) — “In Usa vendite vinile battono cd, è la prima volta dal 1987” (10 marzo 2023, Ansa).
Può far sorridere che qualcosa definito “storico” accada quasi ogni anno e, oltretutto, “per la prima volta da circa 30 anni”, eppure va detto che tutti questi titoli sono, sostanzialmente, corretti. Come è possibile?
Molto dipende da che metrica viene presa in considerazione (che è un concetto che ho sottolineato più volte anche in questa newsletter). Ad esempio il parametro può essere il valore totale delle vendite (il vinile oggi ha un costo nettamente superiore al cd), oppure il numero di “unità” vendute o quelle stampate, oppure il mercato o l’area geografica alla quale ci si riferisce (Stati Uniti, Italia, mercato globale); o ancora, la finestra di tempo presa in considerazione (i primi sei mesi o l’intero anno) e anche la combinazione di più di una di queste metriche (la prima settimana di vendite di un singolo album nel caso di Taylor Swift).
Non c’è dubbio — da qualsiasi punto di vista lo si guardi — che il sorpasso del vinile sul cd sia davvero “storico”, ma ormai è un processo consolidato, enfatizzarlo ad ogni nuovo dato come una novità assoluta finisce per svilire e banalizzare un “evento” che va comunque sempre contestualizzato (no, non è la rivincita dell’analogico sul digitale ma su un singolo formato “fisico”, il digitale vale comunque sui ricavi totali circa l’82% anche in Italia, nel 2022).
È davvero tutto per questa settimana, grazie per aver letto fino a qui, alla prossima puntata.
#Mediastorm: una newsletter di appunti, storie e idee sul nuovo ordine mondiale dei media a cura di Lelio Simi - n° 74 - 3 aprile 2023.
☛ Per collaborazioni e contatti professionali qui mio profilo LinkedIn (oppure puoi scrivermi all’email leliosimi@gmail.com).
☛ Se sei interessato a seguirmi qui il mio account Twitter (che da qualche tempo uso pochissimo), e quello Instagram qui invece il mio portfolio (aggiornato sempre in grandissimo ritardo).
🖆 Hai richieste, appunti, suggerimenti o correzioni da suggerirmi?
[L’immagine di copertina di questo numero così come del logo nella testata di #Mediastorm sono di Francesca Fincato].