#Mediastorm 52 – Quanto vendono i quotidiani italiani?
Un po' di dati su vendita copie nei primi sei mesi del 2022 e qualche nota su industria dei giornali.
Quella del titolo è una domanda che ormai da anni, recentemente anche in questo spazio, pongo con una certa regolarità cercando di mettere in fila un po' di dati e numeri su vendita copie dell’industria editoriale.
Come mia abitudine mi sembra interessante aprire una finestra più ampia dei soli dati mensili forniti da ADS, la società che certifica diffusione e vendita delle copie dei giornali in Italia, aggregandoli per la prima metà dell’anno e poter fare così un confronto con il medesimo periodo del 2021.
Un primo dato: se guardiamo l’intero aggregato delle 60 testate quotidiane censite da ADS vediamo che le copie vendute da gennaio a giugno mediamente in un giorno sono state 1,61 milioni; confrontate con il dato del 2021 nel medesimo periodo (1,74 milioni) si deve registrare una flessione di 131mila copie pari a un -7,5%.
C’è da tenere conto che questo dato comprende sia le copie di carta che quelle digitali, e si riferisce alla voce ADS “totale vendite individuali”, ovvero le copie vendute a singole persone e non in “pacchetti” ad aziende, enti o associazioni.
Nel dettaglio: Le copie cartacee (quelle vendute nelle edicole e nella grande distribuzione) sono state 1,17 milioni nel giorno medio contro i 1,3 milioni di copie vendute tra gennaio e giugno del 2021 (-9,7% nel confronto). In media ogni giorno 125mila copie in meno vendute tramite questo canale. Da notare queste sole le uniche copie, di fatto, a essere vendute a prezzo intero.
In calo anche le copie di carta vendute in abbonamento, cosa che non sorprende affatto visto che i quotidiani in Italia gli abbonamenti cartacei non hanno mai funzionato per molte ragioni (ormai pesano sul venduto totale solo il 6%).
Calano rispetto al 2021 anche le copie digitali vendute a un prezzo uguale o superiore al 30% di quello intero (-5%), mentre aumentano (+15,3%) quelle vendute a un prezzo compreso tra il 10 e il 30%. Il +18mila unità di quest’ultimo tipo di copie vendute a prezzo stracciato rappresenta però soltanto un settimo della flessione delle copie di carta vendute nelle edicole a prezzo intero.
Un ultimo dato generale: le copie cartacee vendute pesano sul totale del volume di venduto il 73% (nei primi sei mesi del 2021 il loro peso era del 74,6%), stabile il peso percentuale su venduto di abbonamenti e copie digitali vendute a un prezzo non inferiore al 30% di quello di copertina, in aumento invece quelle vendute a prezzi ancora più economici che nel 2022 rappresentano l’8,4% del venduto.
Da notare che le copie digitali sono comunque un indicatore degli abbonamenti (carta + digitale o solo digitale) e delle cosiddette membership (abbonamenti ai contenuti del sito) visto che la loro vendita è abitualmente fatta tramite pacchetti e solo pochi editori permettono di acquistarle singolarmente.
Quanto vendono le principali testate quotidiane nazionali?
Guardiamo le singole testate, le “top 4” per volume di venduto — e il Fatto Quotidiano e Il Giornale che mi sembravano due testate nazionali interessanti da monitorare.
Il Corriere (233mila copie medie nei primi sei mesi 2022) mantiene nel complesso pressoché invariato il volume di vendita, un piccolo “evento” sia per il giornale che nel panorama generale contraddistinto da eterni segni meno. Un “pareggio” dovuto però al netto incremento delle copie digitali, mentre le copie cartacee vendute perdono il 6,3% (canale edicola) e 17% (via abbonamenti).
Repubblica (134mila copie medie) è ormai un “caso”, la flessione è pesante e costante da anni. Anche i primi sei mesi del 2022 registrano nel complesso un -16% sul venduto nello stesso periodo del 2021, tutte le diverse voci di vendita hanno il segno meno, con il canale edicola che registra un -18,8% rispetto anno scorso.
La Stampa (86mila copie medie) flette sull’anno scorso del 10,4%, qui il dato da registrare è il drastico ridimensionamento degli abbonamenti cartacei, una volta uno dei suoi punti di forza, che anno su anno vengono dimezzati e pesano sul venduto solo il 6% (anno scorso valevano il 12%).
Il Sole 24 Ore (96.500 copie medie) è un’eccezione nel panorama italiano dei quotidiani ancora legato a doppio filo con il giornale di carta: la vendita delle copie digitali nella principale testata economica nazionale ormai pesa sul totale il 61%, mentre la versione cartacea, sempre più ridimensionata anche per pesanti politiche di tagli ai costi, registra un -26% (edicole) e -11% (abbonamenti). Nel totale il Sole registra su 2021 un -9%.
Il Fatto (48.300 copie medie) è l’altra testata italiana che sta puntando molto su digitale (il peso su venduto è del 51%), anche se le copie digitali vendute a prezzo uguale o superiore al 30% calano di un pesante 14,4% (riequilibrato in parte da quelle vendute a meno del 30% sul quale il giornale sembra oggi puntare molto). Nel complesso la flessione di venduto su anno scorso è del 11,6%.
Il Giornale (32mila copie medie) invece è ancora decisamente carta-centrico con le copie digitali che pesano per una frazione sul venduto (il 5%). Il problema per la testata è che la carta continua a vendere sempre meno, il confronto anno su anno dice nel complesso -20,4%.
Benvenuta, benvenuto, sono Lelio Simi e questo è il cinquantaduesimo numero di #Mediastorm una newsletter di appunti, storie, segnalazioni, dati e approfondimenti su come la tecnologia ha trasformato/sta trasformando radicalmente le industrie dei media (e il nostro rapporto con i loro “prodotti”). Se non lo sei già, puoi iscriverti da qui:
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C’è vita, per un giornale, oltre la vendita di copie?
Dopo tutti questi numeri pongo un’altra domanda: a distanza di qualche decennio dalle prime testate online in Italia e a tre lustri da lancio dell’iPhone e conseguente rapida affermazione degli smartphone come mezzo principale per consumare notizie, quanto è ancora importante misurare la salute di un quotidiano (di un giornale) quasi esclusivamente dalla vendita di copie?
Ovviamente è una domanda che non ha un’unica risposta e, sicuramente, varia enormemente da testata a testata, da editore a editore. Certo c’è bisogno di contestualizzare meglio il dato della vendita di copie integrandolo con altri: audience web, lettorato, abbonamenti solo digitali o readership ai siti online. Magari comunicando anche quanto valgono, in ricavi, queste singole voci cosa che in Italia avviene raramente (felice per i 450mila abbonati “solo digitali” del Corsera, ma tradotti in revenue?).
Detto questo già avere un’unica fonte di dati sulle diverse audience “multipiattaforma” sarebbe un grande passo avanti, ma la fusione tra ADS, Audipress e Audiweb annunciata a più riprese (data come quasi fatta a volte) alla fine viene sempre rimandata.
Ho provato per questo, ma prendetelo come un esperimento, a mettere in un unico grafico il dato sulle vendite “singole” sia quelle di carta che quelle digitali (indicato dalla dimensione del cerchio), il lettorato rilevato da Audipress nel suo primo report del 2022 (sull’asse delle x) e l’audience web rilevata a giugno da Audiweb (sull’asse delle ordinate). Il campione di testate è stato preso tra quelle che avevano tutte queste tre rilevazioni. Ho poi tracciato una linea che indica il rapporto 1 a 1 tra queste due ultime voci per dare un indicazione dell’equilibrio tra quanti leggono il giornale sul web e quanti nella sua versione di carta (o della sua replica digitale).
Come si vede due quotidiani, Corriere della Sera e Repubblica, sono nettamente al di sopra di quella linea, con un’audience web nettamente superiore ai lettori del giornale nel suo formato classico (circa il doppio). Ma se guardiamo bene dentro il “gruppone” di testate nell’angolo in basso vediamo che alcune di queste — Il Fatto, Il Messaggero, Il Giornale e la Nazione — si staccano dalla linea con un rapporto di 1 a 2 o addirittura 1 a 3 (Il Fatto e il Giornale) tra lettori web e lettori del giornale nel formato tradizionale.
Le altre testate si posizionano proprio su quell’asse con un rapporto 1 a 1 tra lettorato e audience web con la Gazzetta dello Sport un po’ più in basso (le potenzialità del sito non sfruttate appieno per un giornale così popolare).
📊 Chart, chart, chart!
💵 Dislivelli. Alphabet ha la retribuzione mediana più alta dei dipendenti nel 2021 (295.884 dollari), registrando il rapporto retributivo tra CEO e dipendente più basso del settore (21 volte). Amazon invece ha riportato sia la retribuzione mediana più bassa (32.855 dollari) sia il rapporto più alto tra stipendio del suo CEO e quello mediano dei suoi dipendenti (6.474 volte). (via S&P Global)
🎼 Il mercato musicale italiano cresce del 18% nel primo semestre 2022: i dati rivelano un trend positivo in ogni segmento. E il digitale – trainato dallo streaming in abbonamento (+13,7%) rappresenta ormai l’83% dei ricavi (via FIMI).
➤ #Mediastorm è anche il titolo del mio libro edito da Hoepli nella collana Tracce, qui la sua scheda, Lo puoi trovare in libreria oltre che sui principali store online → Hoepli, Amazon, Bookdealer, Ibs, Feltrinelli, Mondadori.
🔢 Un po’ di cose, in breve:
🔴 Cineworld la seconda catena di sale cinematografiche al mondo ha dichiarato bancarotta presso il tribunale fallimentare degli Stati Uniti. La società ha più di 5 miliardi di dollari di debiti. Questo, dice la società, consentirà un'operazione di deleveraging per ridurre il debito del gruppo.
🔴 Audible, secondo quanto dichiarato dal suo Country Manager Italy&Spain al Sole 24 Ore la piattaforma di audiolibri di Amazon avrebbe investito in Italia dal 2016 a oggi 20 milioni di euro nello sviluppo dei contenuti.
🔴 NBCUniversal annuncia tagli fino a 1 miliardo di dollari dal budget per le sue reti TV lineari nel prossimo anno. L'azienda ha bisogno di liberare risorse per sostenere investimenti su streaming e parchi a tema.
🔴 Il Britannica Group, l'editore della sua storica enciclopedia, sta valutando una IPO da lanciare già nel prossimo anno, secondo Bloomberg. La società, oggi è un'azienda con prodotti principalmente digitali, potrebbe essere valutata più di 1 miliardo di dollari.
👋Prima di salutarci…
Per chi, come me, è particolarmente interessato al tema degli archivi, è un piacere vedere che nel web, su Facebook ad esempio, anche in Italia sono nate alcune pagine tematiche che propongono rassegne stampa e articoli di vecchi giornali, alcuni dei quali hanno ormai cessato le pubblicazioni. Uno dei più seguiti e interessanti è la pagina Facebook TG70, che propone regolarmente rassegne come questa.
È tutto per questa settimana, alla prossima.
Lelio
#Mediastorm: una newsletter di appunti, storie e idee sul nuovo ordine mondiale dei media a cura di Lelio Simi - n° 51 - 11 settembre 2022.
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[L’immagine del logo e nella testata di #Mediastorm è di Francesca Fincato].