#Mediastorm 37 – Il problema della carta
Cresce il suo prezzo, un problema per i giornali perché si somma ai vecchi (grandi) problemi della loro rete distributiva facendo pesare ancora di più gli sprechi.
Il continuo aumento del costo della carta è, da alcuni anni, un grosso problema per l’industria dei giornali e dei libri; l’aumento del costo dell’energia sta causando ulteriori aumenti per l’acquisto di carta e la situazione si sta facendo decisamente difficile per i giornali: qualche settimana fa il direttore di Domani, Stefano Feltri, ha pubblicato un suo pezzo per spiegare ai lettori l’aumento di prezzo del giornale da 1,20 a 1,50 euro.
“Le cause sono abbastanza ovvie: l’aumento del costo dell’energia colpisce prima le industrie energivore, come le cartiere, e poi si riversa sul prodotto finito quando scadono gli accordi che bloccano i prezzi. È quello che è successo a noi con Domani: prima le cartiere ci hanno annunciato che non producevano più la nostra amata carta da 52 grammi (più redditizio fare i pacchi per Amazon) e poi che il prezzo di quella da 42, che usiamo ora, saliva tra il 70 e l’80%”.
Questa settimana Davide Bonelli – direttore generale dell’omonima casa editrice – ha scritto direttamente ai lettori per informare della situazione sempre più difficile, segno che anche il settore dei fumetti è in grande difficoltà a causa del costo della carta.
Torniamo però ai quotidiani, come scrive Il Post in un ottimo (come suo solito) “spiegone” dedicato a questo tema:
“In Italia non si produce più la carta per quotidiani, che viene importata tutta dall’estero, in gran parte dalle multinazionali che hanno gli stabilimenti nel Nord Europa (Finlandia, Svezia, Irlanda). L’ultima cartiera italiana che produceva carta per quotidiani, l’impianto di Mantova della Burgo, è stata riconvertita a fine 2020 alla produzione di imballaggi, come in precedenza anche quelle di Avezzano, in Abruzzo, e Verzuolo, in Piemonte. La produzione dei fogli per i giornali infatti è più costosa, perché richiede più energia, e crea meno profitti, risultando sostenibile solo su larga scala e solo per i produttori nordeuropei, che godono del vantaggio sostanziale dato dall’accesso diretto alla materia prima, cioè la cellulosa ottenuta dagli alberi”.
Un tema fondamentale per l’industria dei giornali diventa quindi quello sprecarne meno, di carta. Per questo mi è sembrato interessante tirar fuori ed elaborare un po’ di dati: ad esempio per quanto riguarda i quotidiani italiani dai dati ADS (la società che certifica diffusione e vendite dei giornali in Italia) emerge che per le 60 testate censite a febbraio 2022 le copie vendute individualmente (in edicola e per abbonamento) pesano sulla tiratura totale per il 57%, quelle pagate da terzi (cioè vendute in pacchetti ad aziende, associazioni e imprese) e distribuite gratuitamente pesano per un 7%, il restante 36% è attribuibile alle copie rese anche se ADS non indica più direttamente questa voce.
In totale circa 23,3 milioni di copie (perlopiù destinate al macero) se consideriamo il volume totale di febbraio di tutti i quotidiani censiti da ADS (che sono la stragrande maggioranza delle testate italiane ma non tutte), una media di circa 832 mila copie il giorno.
Benvenuta, benvenuto, io sono Lelio Simi e questo è il trentasettesimo numero di #MEDIASTORM una newsletter di appunti, segnalazioni, dati e approfondimenti su come la tecnologia ha trasformato/sta trasformando radicalmente le industrie dei media (e il nostro rapporto con i loro “prodotti”).
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Il contesto – le copie rese sono un indice fondamentale per capire lo stato di salute della “macchina” distributiva di un giornale, tenuto conto che un quota di “scarto” è inevitabile, in Italia in questi ultimi anni la quota del reso è però continuata ad aumentare. I problemi sono molti, giusto per citarne alcuni: la rete delle edicole che si sta sgretolando, con i diversi soggetti – edicolanti, distributori e editori – spesso in aperto contrasto; un quota perlopiù irrisoria di vendite delle copie di carta per abbonamento nettamente inferiore a molti altri paesi (la rete di posta nazionale ha problemi ben noti in fatto di puntualità).
Qualche precisazione: Dal 2021 ADS, come già accennavo, non indica più direttamente le copie rese per le singole testate ma rileva e suddivide con maggiore precisione rispetto al passato le copie vendute alle singole persone, quelle tramite “pacchetti” e quelle distribuite in omaggio e promozionali, oltre a quelle distribuite all’estero. Per differenza quindi si ottiene comunque la quota di scarto rispetto alla tiratura totale.
E veniamo ai dati riferiti a febbraio delle singole testate: ho preso come campione dieci testate nazionali (il Corriere della Sera, Repubblica, La Stampa, Il Sole 24 Ore, Avvenire, Il Giornale, Il Fatto Quotidiano, Libero, la Verità e il Manifesto), ovviamente ci sono situazioni molto diverse tra loro.
Il Corsera ha il rapporto tra copie vendute “individualmente” e tiratura più alto di tutti in questo campione 65,4%, le vendite multiple pesano per un 4,8% mentre gli omaggi e la diffusione all’estero assieme pesano per circa l’1% così che la resa si attesta sul 28,7%.
Delle dieci testate che ho preso in considerazione non è l’incidenza della resa minore, per Avvenire le copie rese pesano il 24,9% ma c’è da dire che per il quotidiano cattolico la gran parte delle vendite (59%) avviene attraverso “pacchetti” a prezzi nettamente inferiori del prezzo venduto in edicola e, presumibilmente, con margini di guadagno ancora più ridotti; tanto che le vendite singole pesano sulla tiratura solo il 15%.
Anche il Sole 24 Ore come noto ha una significativa distribuzione verso imprese, enti e associazioni; infatti le vendite “multiple” pesano per il 17% sulla tiratura, mentre le vendite singole il 48%.
C’è da dire che per quanto riguarda questo campione di testate, tranne le eccezioni citate di Avvenire e il Sole, l’incidenza delle vendite a “pacchetti” e gli omaggi hanno un peso pressoché irrilevante.
Da rilevare i numeri negativi di Repubblica che derivano dalla flessione particolarmente accentuata delle vendite registrata dal quotidiano in questi ultimi anni. L’incidenza delle vendite individuali sulla tiratura è scesa sotto il 60% (a febbraio è il 56,6%) cosicché la resa si attesta oltre il 40%.
In ben sette testate su dieci il peso delle vendite individuali non supera il 50%, e cinque testate su dieci hanno una resa superiore al 50% (sono Il Giornale, la Verità, Il Fatto, Libero e il Manifesto).
Un dato interessante (la fonte è ancora l’articolo del Post) – “Oggi il peso del costo della carta su un quotidiano è stimabile (anche qui con moltissime variabili da considerare) intorno ai 30-60 centesimi per copia”.
C’è da notare come nei quotidiani che hanno una distribuzione nazionale la quota di reso (e in particolare per quelli che non hanno un “baricentro” distributivo, ovvero un’area geografica che assorbe il 40-50% delle vendite) vale la regola che meno copie vengono vendute e distribuite e più i problemi della rete distributiva si ingigantiscono.
Ecco perché, ad esempio, il Manifesto ha una quota di vendite singole così bassa, il 20,7%, sulla tiratura. E no, ridurre la tiratura, non migliorerebbe significativamente lo scarto se i problemi a monte della rete distributiva non vengono, almeno in parte, risolti.
In conclusione – Una reale informatizzazione della rete distributiva, una vera e capillare condivisione dei dati tra le diverse parti in causa, aiuterebbe molto a rendere più efficiente il tutto e a limitare gli sprechi; questo ci ricorda che quando si parla di giornalismo o editoria digitale si deve pensare soprattutto ai processi produttivi e distributivi da rendere più efficienti grazie alle nuove tecnologie (che poi tanto nuovo non sono nemmeno più) al di là che il prodotto finale sia in bit o stampato su carta.
📢 Segnalazioni
Per Link ho scritto questa cosa su Substack (che è poi questa piattaforma sulla quale pubblico la mia newsletter).
“Il futuro del giornalismo sta nelle newsletter? Oltre i proclami, ci sono luci e ombre, in una guerra di posizione tra vecchie imprese editoriali e nuovi disruptor, tra creatori al potere e nuove aggregazioni”.
Sempre per Link è uscito in versione cartacea l’ottimo speciale Metrix, con contributi molto interessanti, tra i quali segnalo quelli di Gianluca Diegoli, Michele Casula, Laura Fontana, Luca Barra e Fabio Guarnaccia. Poi c’è anche un mio pezzo, su dati e industria dei giornali.
👋Prima di salutarci…
Visto che se n’è parlato molto della flessione del numero di abbonati a Netflix, qui una interessante timeline relativa alle “pietre miliari” dello streamer realizzata da Bloomberg e pubblicata sul profilo Instagram di Bloomberg opinion.
#Mediastorm: una newsletter di appunti e idee sul nuovo ordine mondiale dei media a cura di Lelio Simi - n° 37 - 1 maggio 2022.
→ #Mediastorm è anche il titolo del mio libro edito da Hoepli nella collana Tracce, qui la sua scheda, Lo puoi trovare in libreria oltre che sui principali store online → Hoepli, Amazon, Bookdealer, Ibs, Feltrinelli, Mondadori.
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